Tra un mese la decisione ufficiale del sindaco di Napoli sulla partecipazione alle elezioni europee. «Bisogna mettere insieme una coalizione che abbia nella difesa e nell'attuazione della Costituzione il punto cardine di collante politico. Spira in Europa un vento brutto che non ci piace»

«Fino a qualche tempo fa, avrei risposto che non c’erano le condizioni per impegnarci con una certa forza, se si mette in campo un ragionamento importante lo sapremo da qui a 30-40 giorni». È ufficiale, dopo tre riunioni “semipubbliche” il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha parlato pubblicamente in merito a una possibile partecipazione di DeMa alle europee anche per riempire lo spazio a cui aspirano anche le operazioni di restyling di quel che resta del Pd. «Spira in Europa un vento brutto che non ci piace – ha affermato – ma bisogna verificare se ci sono le condizioni per metterci insieme in tanti».

«Alle europee ci saremo se si verificheranno determinate condizioni», alle elezioni regionali «ci saremo sicuramente»: dunque, quello che anche Left ha definito “quarto polo”, una coalizione ampia della sinistra alternativa al Pd, è ancora solo una possibilità. Ma ora anche le risposte dovranno essere pubbliche. La riserva verrà sciolta di qui a un mese. Oltre alle europee, ma strettamente connessa, la questione dell’opposizione possibile al governo giallo-verde. «Se si guarda a mettere in campo coalizioni ampie e civiche, con chi in questi anni ha lottato – ha aggiunto – siamo i primi a ritenere che bisogna guardarsi attorno, confrontarsi e provare a mettere insieme una coalizione che ha nella difesa e nella attuazione della Costituzione un collante politico. Per noi c’è molta cautela, abbiamo impegni a cui pensare. Per le regionali è diverso perché si deve mettere in campo una coalizione più ampia rispetto a quella che oggi amministra Napoli ma sicuramente ci saremo».

De Magistris sembra chiudere con decisione ogni porta all’ipotesi Boldrini, ripresa in queste ore da Martina su un listone eventuale Macron-Pse-Tsipras: «Si discute in questi giorni per capire se ci sono le condizioni per creare un’alternativa politica a questo governo. Quando partecipiamo a questi dibattiti diciamo che siamo pronti alle sfide, purché ci siano determinate condizioni. È chiaro che le sfide non puoi vincerle con chi ha totalmente fallito e ha tradito politicamente». «Se si tratta – sottolinea de Magistris – di mettere in campo una coalizione ampia, molto civica con chi ha lottato e ha fatto dei diritti la propria battaglia principale, siamo i primi a ritenere che bisogna mettere insieme una coalizione che abbia nella difesa e nell’attuazione della Costituzione il punto cardine di collante politico. Se si mette in campo un ragionamento importante ci saremo, perché spira in Europa un vento brutto che non ci piace».

Uno «schieramento largo» alle elezioni europee «contro i fascismi», insomma, ma anche estraneo e antagonista all’europeismo liberista e al sovranismo seppure nelle improbabili versioni di sinistra. Gli interlocutori possibili c’erano quasi tutti a Roma, sabato scorso, per il terzo incontro a inviti a cui hanno partecipato le sigle della sinistra radicale, liste civiche, associazioni, un centinaio di persone nell’auditorium occupato dello Spin Time Lab. Al verificarsi di condizioni significative De Magistris ha assicurato il proprio «convinto impegno in campagna elettorale». La discussione sulla situazione politica italiana si è chiusa, appunto, «su una ipotesi di piattaforma da discutere in centinaia di assemblee allo scopo di arrivare a una ampia mobilitazione contro le politiche regressive e reazionarie dell’attuale governo».

La mobilitazione dovrebbe tenersi a metà novembre «con un occhio attento a incidere con temi sociali sulla discussione della legge finanziaria». Nei prossimi giorni verrà invece chiesto un incontro ai diversi movimenti che hanno preannunciato la volontà di organizzare manifestazioni nazionali «per verificare la disponibilità ad unificare il fronte di lotta».
«Giudichiamo molto positivamente la disponibilità di Luigi de Magistris e DeMa a partecipare a una coalizione larga che riunisca chi in questi anni ha lottato in difesa dai territori, dei beni comuni, dei diritti civili e sociali, per la difesa e l’attuazione della Costituzione – ha detto Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista – con Luigi condividiamo dal primo momento l’esperienza napoletana che ha visto una coalizione plurale battere i vecchi sistemi di potere di centrodestra e centrosinistra, dimostrando una coerenza nel fare nettamente superiore a quella del M5s. Lavoriamo con convinzione per costruire uno schieramento popolare che raccolga a partire da Potere al popolo chi si pone in alternativa in Europa sia alle destre nazionaliste e razziste sia ai neoliberisti del Pd». Anche l’Altra Europa è uscita dallo Spin Time manifestando un «forte interesse», come dice a Left, Massimo Torelli, per le «tre parole chiave del discorso di De Magistris: l’antifascismo, l’opposizione ai sovranismi, il contrasto alle politiche liberiste di Bruxelles». Torelli, tuttavia, si interroga su come sarà possibile che non sia solo un cartello elettorale, «c’è anche un problema aperto di collocazione europea», ricorda. Infine, «non faremo nulla con chi pensa che gli immigrati siano importati da Soros», avverte Torelli, riferendosi ai settori che, proprio in queste settimane, hanno dato vita a iniziative per sdoganare una sorta di patriottismo euroscettico e di sinistra, tra citazioni togliattiane e rimandi attuali a Melenchon e Sahra la “rossa”.

Mentre i soci di Leu sono alle prese con «una discussione sui fondamentali, senza una tabellazione precisa, prima del congresso costituente», Sinistra italiana «dà un giudizio positivo» sul percorso eventuale con il sindaco di Napoli: «È necessario aprire spazi comuni di opposizione a questo governo – spiega a Left, Nicola Fratoianni, segretario di Si -, utile l’obiettivo di una proposta politica convergente contro la deriva del Paese». Un quadro «di frammentazione e competizione» non sarebbe utile a nessuno ma per invertire la tendenza, Fratoianni ritiene che serva «una chiarezza di profilo per un terzo spazio che si opponga all’onda nera, senza sommare tutto e il suo contrario – dice – senza chi ha favorito quell’onda». No a fronti repubblicani e no a sovranismi di sinistra: «Senza banalizzare posizioni diverse – spiega ancora – sarebbe un errore assumere la centralità nazionale in cui la destra esercita un’egemonia quasi naturale. È una soluzione improbabile sul piano degli effetti e perdente. Il tema da porre è quello della democrazia, della sovranità democratica, sul livello necessario». «Preoccupano le cose quando sono indefinite – avverte Viola Carofalo, portavoce di Potere al Popolo – ho grande stima per De Magistris, ma la proposta va definita. In questo momento le cose sono instabili anche sul quadro europeo».

PaP, infatti, ha aderito al Patto di Lisbona, lanciato da Melenchon, Iglesias e i portoghesi del Bloco de Isquierda (a cui s’è aggiunta la tedesca Aufstehen), e la discussione italiana, infatti, si svolge mentre il leader di France Insoumise prova a scrollarsi di dosso le accuse di ambiguità sulla questione migrante (ha sconfessato pubblicamente Djordje Kuzmanovic, uno dei suoi portavoce, dopo che aveva sparato a zero contro il buonismo di sinistra: «Il punto di vista che esprime sull’immigrazione è strettamente personale. È impegnato in polemiche che non sono mie», ha dichiarato) mentre prova a stringere rapporti con un pezzo del suo ex partito, il Ps. In parallelo Benoît Hamon sta facendo lo stesso con il Pcf con cui Melenchon ha rotto i ponti. In questo quadro PaP procede verso la propria mobilitazione del 20 ottobre lanciata assieme a Usb: «Saremo molto attenti alla costruzione di altri momenti di piazza che saranno necessari – conclude Carofalo – l’importante è non fare i portatori d’acqua a chi vuole fare un po’ di maquillage al Pd». In rete, un esponente dell’ex Opg, si pone una domanda: «Mettiamo che De Magistris lavora alla costruzione di una lista unitaria in cui convergono DeMa, ciò che rimane di Leu, qualche transfuga del Pd, Diem e una serie di sindaci tipo Pizzarotti, Orlando etc…».

Il dibattito è apertissimo e si intreccia con il processo, a tappe più o meno forzate, della costruzione di PaP dove, dietro il dibattito sul tipo di statuto (e se sarà necessaria, nelle votazioni elettroniche, una maggioranza semplice o dei 2/3 per assumere le decisioni) ci sono molte altre questioni: la natura e la linea politica di una esperienza che era nata come «un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione», come si legge nel manifesto iniziale. Si legge, infatti, sul sito ufficiale: «Con l’apertura della campagna di adesioni individuali, a metà luglio, si è avviato il percorso costituente di Potere al popolo! che è adesso nella sua fase cruciale e decisiva. In seguito al campeggio di Marina di Grosseto sono stati definiti i tempi e i modi dei passaggi che porteranno Potere al popolo! a costituirsi come soggetto politico indipendente, basato sul principio “una testa un voto”, con portavoce e coordinamento nazionale eletti democraticamente e una struttura organizzativa leggera, che dia centralità alle assemblee territoriali e sappia anche utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie informatiche».