Nella fotogallery, alcune immagini delle famiglie di migranti che vivono a Riace in Calabria, nell’ambito del sistema di accoglienza Sprar, insieme al sindaco Domenico Lucano. Le foto di Stefano Giorgi sono esposte nella mostra allestita durante la manifestazione Per Appiam 2018 “Entra l’invisibile”, aperta fino al 23 settembre nell’ex Cartiera latina di Roma
«Oggi più che mai è necessario costruire reti di umanità. Non si può rimanere neutrali, ma se manca l’ umanità nella politica, niente ha significato». Parole semplici, “normali” quelle di Domenico Lucano, sindaco di Riace, pronunciate durante la festa di Emergency. Come “normale” dovrebbe essere l’accoglienza di rifugiati e la convivenza tra stranieri e italiani. Tutta la storia di Riace del resto lo dimostra. Il paese della Calabria, che fa parte del sistema Sprar, dal 1998 ha ospitato circa 6mila persone di oltre venti nazionalità.
«Un luogo dove c’era un profonda rassegnazione sociale è rinato grazie a quella nave che è arrivata una ventina di anni fa», racconta Lucano. Laboratori artigianali, la scuola, l’ambulatorio medico, il turismo. Tutte attività che hanno salvato il paese a rischio spopolamento e hanno impresso una nuova spinta alle politiche dell’integrazione.
Adesso, però, il blocco dei finanziamenti, nonostante due relazioni della prefettura di Reggio Calabria attestino l’importanza dell’esperienza di Riace, mette in crisi tutto il lavoro fatto da Domenico Lucano. Che tiene a specificare come «fare il sindaco non significa solo occuparsi delle opere pubbliche», ma anche creare occasioni di incontro per «maturare la propria coscienza». Di tutti, italiani e stranieri.