Mentre il governo giallonero sferra un attacco su più fronti ai diritti delle donne, il Piano contro la violenza di genere lanciato lo scorso novembre dall’ex sottosegretario Boschi resta fermo al palo. Di fronte a questa situazione, Dire, Cgil e Non una di meno rilanciano la lotta

Oggi non ci sono le condizioni per cambiare la legge 194 sull’aborto. Ma anche noi ci arriveremo come l’Argentina». Questa dichiarazione di guerra da disputarsi per l’ennesima volta sul corpo delle donne, non è stata lanciata da un integralista cattolico al Family day. Bensì da un senatore della Repubblica, Simone Pillon, membro di uno dei due partiti di governo, la Lega. Chi impugnava i microfoni a quelle kermesse oscurantiste, come Pillon, ora ha in mano le redini di questo Paese. «Dobbiamo sostenere la maternità altrimenti nel 2050 ci estinguiamo come italiani», ha detto Pillon in un’intervista a La Stampa, non solo avvisando che il conflitto si giocherà sulla linea del genere, ma pure alludendo a un antiscientifico e xenofobo concetto di razza.

Ma non c’è solo la possibilità di decidere di interrompere la gravidanza nel mirino dei crociati del terzo millennio. Dopo che Salvini già durante l’estate si era premurato di far saltare la dicitura «genitore 1» e «genitore 2» dai moduli per la carta di identità elettronica, ripristinando le espressioni «padre» e «madre», ora “Vita famiglia e libertà” il neonato intergruppo di 150 parlamentari composto da elementi del centrodestra (e anche del M5s), non si fa problemi a manifestare la volontà di intervenire contro le leggi sul fine vita e che regolano le unioni civili. Intanto, il disegno di legge sugli affidi firmato da Pillon nega l’identità umana e i diritti di donne e bambini in nome di una «bigenitorialità perfetta».

Nel frattempo, mentre il governo del cambiamento punta a riportare il Paese negli anni bui del Medioevo, i fenomeni di violenza sulle donne non accennano a calare. Secondo gli ultimi dati del Viminale, tra agosto 2017 e luglio 2018 si sono consumati ben 120 femminicidi – esattamente quanti ne sono avvenuti nel 2016 -, il 75% dei quali «in ambito familiare affettivo». In Italia le donne vengono uccise in casa, dal marito, dall’ex marito, dal compagno. Dati che ribadiscono come il problema da affrontare vada ricercato all’interno di una persistente cultura patriarcale, su cui questo come i governi precedenti non si sofferma mai a riflettere.

Ad arginare tale vera emergenza, ormai strutturale, ci avrebbe dovuto pensare il Piano anti violenza 2017 – 2020, varato lo scorso novembre dall’…

L’articolo di Leonardo Filippi prosegue su Left in edicola dal 28 settembre 2018


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