Dal 3 ottobre il libro “Cara senatrice Merlin. Lettere dalle case chiuse. Ragioni e sfide di una legge attuale” ripropone il nodo ancora irrisolto, della violenza e dello sfruttamento nei confronti delle donne

Sessant’anni fa, il 20 febbraio 1958, veniva approvata la legge 75, più nota come legge Merlin. Ovvero «Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui». Addio “case chiuse, quindi. Sessant’anni dopo, la questione dello sfruttamento nei confronti delle donne rimane ancora un nodo da risolvere, se teniamo presente la tratta degli esseri umani e la rete criminale che la gestisce. Ma la violenza contro le donne deriva, anche, e soprattutto, da una visione medievale e conservatrice che attraversa ancora oggi la società e che considera la donna come essere inferiore.
Di violenze disumane, fisiche e psicologiche, parlano le donne che durante i lavori parlamentari scrissero alla senatrice Merlin, ex partigiana. Cameriere, ragazze poverissime, tradite da un fidanzato e dal padrone, spesso con un figlio a carico: ecco il ritratto di una generazione femminile che usciva dalla guerra e che finivano in un altro dramma. Sono raccolte nel libro che esce oggi, 3 ottobre, per la collana Le Staffette di Edizioni Gruppo Abele, Cara senatrice Merlin. Lettere dalle case chiuse. Ragioni e sfide di una legge attuale, a cura di Mirta Da Pra Pocchiesa. Da segnalare che una prima edizione venne pubblicata nel 1955 a cura della stessa senatrice Lina Merlin e di Carla Barberis (ovvero Carla Voltolina che poi diventerà la moglie di Sandro Pertini).
Ne pubblichiamo alcune per concessione dell’editore.

 

B., 27 Gennaio 1951
Signora Deputatessa Merlin
Io ò saputo dalle mie compagne della legge che fà per noi prostitute. Io
non me ne intendo; sono una povera donna che faceva la serva e sono delle
campagne di C. e vorrei tornarci a fare la serva o la contadina non questo
mestiere che mi fa schifo. Ero a M. e M. mi faceva terrore e io uscivo poco,
avevo paura dei trammi e delle macchine, ma un giorno uscivo e incontrai
uno che mi si mise dietro a camminare dietro. I miei padroni tutte le
sere facevano cene, ballavano e poi si baciavano e anche con le mani non
stavano fermi bene e io pensai che fare all’amore non era peccato e mi ci
misi con un giovanotto che non parlava come noi di C. Ma un giorno mi
portò nella sua camera perché disse «ò male allo stomaco». Ma altroché
male, lui mi prese e mi cosò anche mentre io piangevo e dissi «ò paura ò
paura». Poi non mi à sposato e mi a fatto fare il figliolo. Io sono prostituta
perché i padroni non mi rivolevano e loro erano come me e pegio e si
facevano sempre cornuti fra elli.
ò paura di venire via per la fame e per chiedere perdono alla famiglia
che sono onesti fratelli e sorelle. Però a C. sarei felice, ci sono nata, c’è l’aria
sana, gli olivi e la vendemmia e anche i contadini mi volevano bene.
M’aiuti Signora Deputatrice io voglio salvare mio figlio.
[seguono cognome, nome e indirizzo]

 

[s. l. n. d.]
Gentile Senatore,
dicono che mi metteranno in galera appena chiudono le case ma io
non ho mai fatto del male a nessuno e in galera non ci voglio andare,
ci vadano i padroni che ci sfruttano il sangue a tutti noi; sono una di
quelle ma non ero così e volevo crescere onesta, invece a 15 anni in una
baracca mio cognato mi prese per forza e poi mi minacciò sempre di
dirlo a mia sorella che ero stata io; appena mi accorsi di essere grossa
scappai di casa e andai a fare la serva in una osteria. Appena si accorsero
che dovevo fare il bambino mi dissero che ero una p. e che se volevo
rimanere ancora lì dovevo lavorare senza paga perché già il mangiare
e il dormire era troppo per quello che facevo. Invece lavoravo come una
soma e quando alla maternità feci il bambino non avevo latte e lo portai
a balia e mi dissero che se non pagavo prima non me lo prendevano.
Incontrai un soldato che mi disse sei una brava ragazza e i soldi per il
bambino te li trovo io che ho la terra al paese e poi ti sposo. Allora i miei
padroni dell’osteria glielo dissero che lo avevo avuto da mio cognato e
che ero una p. e che anche lì facevo la p., invece non era vero e lavoravo
sempre come una soma e mi davano da mangiare quello che avanzavano
gli altri e dormivo sul pianerottolo con un materasso per terra. Allora
lui disse mi hai detto delle bugie o io non ti guardo più e non l’ho più
visto. Allora uno che veniva all’osteria mi ha detto se sei brava te li trovo
io i soldi basta che qualche volta vieni con me, se no niente soldi per
il tuo bambino e mi avrebbe fatto licenziare dove lavoravo; mi portava
sempre fuori e diceva che dovevo andare anche con i suoi amici se no
niente soldi per il bambino e mi avrebbe fatto arrestare perché ero una
p. Un giorno una come me mi disse va là stupida perché ti fai sfruttare
c è un posto che guadagni bene e poi vai in America con il tuo bambino
e nessuno ti vede più. Invece era d’accordo con lui e sono finita in una
Casa e non le dico cosa ho passato e tutti i soldi me li portano via i
padroni e lui che è d’accordo. Quando voglio scappare mi dice che il mio
bambino me lo portano via e se esco mi mettono in galera e in galera e
senza il mio bambino non ci voglio stare. Non sono vecchia, sono frusta,
ho 24 anni, il mio bambino le monache non lo vogliono perché dicono
che è bastardo e dove me lo tengono costa tanti soldi ma lui non deve
sapere che sua mamma è una p. Sono sempre malata che non ho la forza
quasi di alzarmi dal letto e sono in una Casa bassa e allora posso stare.
Tanti mi dicono perché io che sono brava sono finita lì e la padrona che
è d’acordo con lui mi dice adesso la Senatore chiude le Case e se non
sei d’acordo con noi ti mettono in galera con tuo bambino. È vero che
mi metteranno dentro se chiudono i casini? Senatore, invece di farmi
mettere dentro mi potrebbe mandare all’ospedale con il mio bambino e
a farci curare perché il bambino ha sempre qualcosa e il dottore dice che
è il sangue non buono, invece io il sangue buono prima l’avevo, invece è
che non li hanno mai dato tanto da mangiare perché si approfittano che
io non ci sono e dicono che il denaro non basta e lui patisce la fame e ci
ha sempre qualcosa. Non mi faccia mettere dentro me lo ha detto uno
che è venuto che lei Senatore è una brava persona e allora io ho detto
ci scrivo e se è una brava persona mi aiuta. Non ho mai fatto male a
nessuno e sono una povera ragazza sfruttata sempre, sono una di quelle
ma per mio bambino farei tutto. Non dica a nessuno il mio nome perché
se lo sanno che le scrivo mi fanno ancora del male e al mio bambino che
non sa che sua mamma è una p. e mi crede brava. Il mio bambino lo
faccio pregare per lei se mi fa ritirare con il mio bambino all’ospedale in
un posto che nessuno sappia chi sono e se mi stracciano il libretto perché
è meglio morire tutti e due piuttosto che questa vita. Ce ne sono tante
altre povere signorine come me che non ci hanno colpa e che hanno
paura, hanno bambini da aiutare e gente cattiva le sfrutta, ma se invece
di metterci in galera ci aiutano tutte allora sarà una gran bella cosa. I
meglio saluti e mi aiuti che il mio bambino pregherà per lei.
[seguono cognome, nome e indirizzo]

Senatrice
Lina Merlin – Senato della Repubblica – Roma
Sono una povera disgraziata (non ancora trentenne abbandonata dal
marito espatriato in A.) con un bambino che appena conosce il volto della
sua mamma, perché obbligata lasciarlo vivere dai nonni lontani, non
sapendo come provvedere al suo mantenimento. Invano sto cercando da
oltre due anni un qualsiasi modesto impiego (avendo frequentato un pò di
scuole magistrali) passando a vari uffici e Ditte private, non disdegnando
le più amare umiliazioni, ricevendo in cambio inviti a trascorrere… allegre
serate.
Le mie ripetute sofferenze di vita stentata, mi hanno condotta ad una
malattia che lo Stato da anni combatte e solo la Divina Provvidenza mi
ha salvata dalla tomba, guarendo, sia pure in parte, miracolosamente. La
legge per l’avviamento al lavoro degli ex tubercolotici c’è ma anche questo,
per motivo di precedenza, per me, tutto è stato precluso. Purtroppo la
fame non ammette altre alternative ed io disillusa di questa inumana
società, dopo aver lottato con tutti i mezzi leciti ed illeciti per mantenermi
nei buoni principi di donna onesta e di madre cristiana, mi vedo costretta
ad intraprendere quella strada per cui la legge sopraindicata ne combatte
i suoi fini.
Ora mi chiedo: se lo stato ha già in programma la riabilitazione di queste
povere disgraziate perché non prevenirne una anzitempo?
A Loro mi rivolgo Onorevole Presidente ed Onorevole Senatrice, affinché
questa mia supplica possa dare un esito positivo offrendomi la possibilità
di un sia pur modesto impiego.
Doverosamente
[seguono cognome, nome e indirizzo]

 

M., 7 novembre 1950
On. Senatrice,
sono stata una di quelle ragazze. Ora da circa sei mesi sono tornata
definitivamente a casa mia col fermo proposito di farmi una vita nuova,
di entrare a far parte della società, ma purtroppo ancora molti ostacoli
mi chiudono ogni strada, anche perché non mi posso azzardare dato
il mio precedente nella mia città dove abito e sono nata. Nessuno sa e
oggi più che mai vorrei fosse segreto. Ma come faccio a trovare un onesto
lavoro? Vivo qui a M. con mia madre che ha 70 anni, a mio carico da
tredici anni, poiché da tal epoca sono orfana di padre e fu questo uno
dei motivi per cui mi rassegnai a quella vita senza pensare al male che mi
sarei sottoposta.
È inutile dire le mie sofferenze passate, non tanto materiali quanto
morali: il mio io che si logorava di attimo in attimo, ma non voglio
prolungarmi in questo triste e sporco ricordo. È l’oggi, il domani che
desidero concretare. Mi sento tanta forza di volontà e so che potrò far
molto, ma per incominciare ho bisogno di una mano amica che mi aiuti a
rialzarmi. È a Voi On. Senatrice che mi appello perché siete l’unica persona
a cui posso confidare ed avere la di Voi comprensione e aiuto. Come sopra
accennavo, da sei mesi circa sono a casa, aspetto un lavoro: nonostante
quasi giornalmente vado a presentarmi alla Camera del Lavoro munita
del mio cartellino con relativo libretto di lavoro, non ancora riuscita a
trovare un’occupazione. Perciò quei miseri guadagni fatti in passato sono
serviti a sobbarcare le spese della mia modesta casa vivendo io e mia
madre, ed ora non mi rimane che il terrore della miseria, siamo alle porte
dell’inverno e le spese aumentano ancora con mia madre che dato l’età è
in condizioni di salute precarie. Ho bisogno assolutamente di lavorare.
Ora spero solo nel Vostro interessamento. Ho 31 anni, nonostante tutto o
avuto dai miei una buona educazione che non mi farà fare brutte figure
dove avrò la fortuna di un’occupazione: in quanto riguarda all’istruzione
ho fatto la I avviamento al lavoro e potrei occuparmi come commessa in
qualche azienda.
Nella speranza di una Vostra risposta in merito che vi prego sia fra l’altro
di massima segretezza riguardo il mio nome, chiedo scusa per il disturbo
che vi reco.
Obbligatissima
[seguono nome, cognome e indirizzo]