Non è solo l'ultima uscita di Di Maio, che gongola per la chiusura del Gruppo Espresso (che già come definizione è una mezza bufala): certe interpretazioni del potere hanno sempre avuto di traverso certa stampa. Accade ora, è sempre accaduto e continuerà a succedere. Il vicepremier quindi se ne faccia una ragione: anche in questo non c'è nulla di nuovo sotto al sole, tutto visto, stravisto, nessun cenno di cambiamento. Ma il potere non ha nel mirino la stampa: il potere odia la complessità, in tutte le sue forme, che sia un settimanale, una trasmissione video, un podcast, satira, un libro o addirittura un blog ben fatto perché sogna da sempre di dividere le persone in tifosi per tifosi contro, senza nessuna scala di grigi, due fazioni contrapposte: l'acritica venerazione dei seguaci (più che elettori) che si alzano ogni mattina per scontrarsi pregiudizialmente contro gli oppositori che molto spesso fanno della propria opposizione l'unico contenuto degno di nota. Sarebbe perfetto per i potenti se nessuno toccasse questo equilibrio; se davvero non intervenisse la narrazione dei fatti si potrebbe continuare così a lungo senza troppe complicazioni. I poteri aspirano all'immutabilità del contesto per riuscire a garantirsi l'auto preservazione. E invece il mondo, fortunatamente, cambia: cambiano le persone, cambiano le sensibilità, cambiano le priorità, le paure e quindi inevitabilmente non reggono troppo a lungo le stesse soluzioni (o meglio: la stessa propaganda) e così il potere (come accade a tutti noi nei nostri diversi e più piccoli mondi sociali e lavorativi) deve reinventarsi, studiare, capire e sottoporsi ogni giorno alla verifica dei suoi elettori. E siccome il sogno dei governanti è quello di congelare per sempre l'apice del proprio successo temono ogni pur piccolo cambiamento temendo (o essendo consapevoli) di non riuscire ad esserne all'altezza. Così ogni tanto se ne escono, ciclicamente che siano di destra o di sinistra, con questa lagna dei giornali  contro che sembra un atto di forza e invece è solo una paura fottuta. I fatti (e quelli che li raccontano) sopravviveranno a tutti, inevitabilmente. E ridono della banalità del potere già pochi anni dopo. Buon lunedì.

Non è solo l’ultima uscita di Di Maio, che gongola per la chiusura del Gruppo Espresso (che già come definizione è una mezza bufala): certe interpretazioni del potere hanno sempre avuto di traverso certa stampa. Accade ora, è sempre accaduto e continuerà a succedere. Il vicepremier quindi se ne faccia una ragione: anche in questo non c’è nulla di nuovo sotto al sole, tutto visto, stravisto, nessun cenno di cambiamento.

Ma il potere non ha nel mirino la stampa: il potere odia la complessità, in tutte le sue forme, che sia un settimanale, una trasmissione video, un podcast, satira, un libro o addirittura un blog ben fatto perché sogna da sempre di dividere le persone in tifosi per tifosi contro, senza nessuna scala di grigi, due fazioni contrapposte: l’acritica venerazione dei seguaci (più che elettori) che si alzano ogni mattina per scontrarsi pregiudizialmente contro gli oppositori che molto spesso fanno della propria opposizione l’unico contenuto degno di nota. Sarebbe perfetto per i potenti se nessuno toccasse questo equilibrio; se davvero non intervenisse la narrazione dei fatti si potrebbe continuare così a lungo senza troppe complicazioni. I poteri aspirano all’immutabilità del contesto per riuscire a garantirsi l’auto preservazione.

E invece il mondo, fortunatamente, cambia: cambiano le persone, cambiano le sensibilità, cambiano le priorità, le paure e quindi inevitabilmente non reggono troppo a lungo le stesse soluzioni (o meglio: la stessa propaganda) e così il potere (come accade a tutti noi nei nostri diversi e più piccoli mondi sociali e lavorativi) deve reinventarsi, studiare, capire e sottoporsi ogni giorno alla verifica dei suoi elettori. E siccome il sogno dei governanti è quello di congelare per sempre l’apice del proprio successo temono ogni pur piccolo cambiamento temendo (o essendo consapevoli) di non riuscire ad esserne all’altezza.

Così ogni tanto se ne escono, ciclicamente che siano di destra o di sinistra, con questa lagna dei giornali  contro che sembra un atto di forza e invece è solo una paura fottuta. I fatti (e quelli che li raccontano) sopravviveranno a tutti, inevitabilmente. E ridono della banalità del potere già pochi anni dopo.

Buon lunedì.