Quando la prassi si fonde alle idee un altro mondo è davvero possibile. Questo ci dice la rivolta politica di Lucano. Riace invasa dai manifestanti è molto più che una trincea di fronte al dilagare della destra nazionalista con la sua agghiacciante concezione dell’uomo e della società

Quando la prassi si fonde alle idee un altro mondo è davvero possibile. Questo ci dice la rivolta politica di Lucano. Riace invasa dai manifestanti è molto più che una trincea di fronte al dilagare della destra nazionalista con la sua agghiacciante concezione dell’uomo e della società Bisogna venirci di persona, fino a Riace, per toccare con mano la bellezza di un borgo rinato, che ti sorprende con le sue stradine curate, i murales, la fattoria alle porte del paese appena terminata grazie ai fondi per l’inserimento dei migranti e che ospita gli asini preposti alla raccolta differenziata la cui gestione, sottratta alle ecomafie, è stata contestata dalla procura di Locri.

L’anfiteatro variopinto incastrato tra i monti e il mare ci era già familiare per le tante immagini che presentano l’esperienza di integrazione fra accoglienza dei migranti e rilancio di una comunità in via di spopolamento che è valsa al sindaco Domenico Lucano la notorietà internazionale e gli arresti domiciliari. Oggi lo vediamo gremito da persone di ogni età e provenienza, che dopo aver sfilato in corteo dentro e fuori il paese ascoltano attente interventi, testimonianze e appelli a non fermarsi qui. Prima della lettura del messaggio del sindaco, che avevamo visto salutare commosso il «travolgente fiume di solidarietà» che si snodava sotto le sue finestre, gli applausi più lunghi sono per un giovane ivoriano. Kader Diabate si definisce un frutto del modello Riace, dove in meno di due anni ha imparato abbastanza della lingua e della cultura italiana da inserirsi nella società. Dalla Puglia, dove si è trasferito, è tornato per esprimere il suo sostegno al sindaco. All’assemblea lancia due appelli. Il primo è rivolto agli intellettuali, che si impegnino a studiare il territorio, elaborare progetti e partecipare ai bandi di finanziamento per emancipare l’esperienza di Riace dalla mannaia dei fondi pubblici.

Il secondo s’impone con la semplicità delle cose ovvie e già si sta diffondendo nelle piazze e in rete: candidare “Mimmo” al Nobel per la pace, farne un punto di riferimento per le generazioni future. Vorrebbe dire partire da Riace non solo come ultima trincea di fronte al dilagare della destra populista con la sua violenza verbale e fisica, le sue sistematiche menzogne, la sua agghiacciante concezione dell’uomo e della società, ma come trampolino per rilanciare con forza la consapevolezza che quando la prassi si fonde alle idee un altro mondo è davvero possibile. E non è un caso che fra tanti provvedimenti che stanno minacciando la nostra democrazia, proprio l’arresto di Lucano abbia prodotto una reazione così ampia e spontanea. Non era affatto detto che più di cinquemila persone si sarebbero ritrovate il 6 ottobre in questo lembo estremo del Mezzogiorno, lontano…

Il reportage di Natascia Di Vito e David Armando prosegue su Left in edicola dal 12 ottobre 2018


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