I libri puzzano per i prepotenti. Collane di libri che spaventano, inorridiscono e spingono i potenti di turno a controbattere mica con la parola, i fatti o i pensieri ma affidandosi alle reazioni scomposte di chi non ha nemmeno il vocabolario della dignità. In fondo si potrebbe dire che è un bel momento per la letteratura italiana, benché questi odino la cultura come i vampiri una giornata di sole. Del resto anche questi vivono solo del sangue degli altri, incapaci di coagulare pensieri.
Accade che il ministro dell’interno, per l’ennesima volta, aizzi la sua ciurma sguaiata contro una scrittrice (Michela Murgia) colpevole di scrivere di un preoccupante ritorno del fascismo (nei modi e nei pensieri addirittura più che nei simboli) nel suo ultimo libro. L’ha sempre fatto: il suo goffo tentativo di additare la cultura e l’intelligenza come nemici del popolo è un volo su cui si lancia quasi quotidianamente, librando convinto di essere un falco in difesa della Patria e risultando sempre come un panciuto pollo convinto di volare. Questa volta però Salvini riesce a occuparsi di Michela Murgia nel bel mezzo dell’Italia martoriata dal dissesto idrogeologico e nel bel mezzo delle 48 ore che hanno visto ben 6 donne uccise, sequestrate e torturate dai loro compagni e dagli ex (sempre a proposito dell’uso pornografico del femminicidio solo quando torna utile). Le notizie che contano scompaiono e l’orda incattivita ha potuto sfogarsi contro la scrittrice di turno. Non è un caso che poco dopo il ministro dell’interno invece rilanci il profondo pensiero di Facchinetti che accusa il buonismo di avere cancellato in Italia il senso del rispetto. Tutto secondo copione: leggere costa fatica e richiede di fare i conti anche con se stessi quindi meglio un bel video di qualche secondo di un cantante (cantante?) che spiccia qualche luogo comune a mo’ di spot.
Ieri invece è successo che il giornalista Paolo Borrometi sia stato accusato di rimestare nel fango per avere pubblicato una foto del sindaco di Noto che si intrattiene con il boss di Noto Rino Albergo. Il circolo cittadino del Pd ha emesso un (pessimo) comunicato in cui accusa Borrometi di pubblicizzare il suo libro “deformando la realtà”. Risposte nel merito: nessuna. Il solito attacco frontale, questa volta semplicemente travestito da vittimismo, senza le faccine sorridenti e bacini di quell’altro. Nessuna risposta in merito al mafioso Giuseppe Crispino che finanziò la campagna elettorale del sindaco con un bel bonifico recapitato al suo autista, ad esempio.
E sono solo due esempi recenti di chi sa usare i libri solo come oggetti contundenti contro coloro che li hanno scritti, incapaci di aprirli, di leggerli, di contestarli nel merito con un ragionamento strutturato (non si richiede un contro-libro ma almeno un’accozzaglia di frasi che sostengano una parvenza di tesi personale) e così alla fine ne diventano involontari testimonial.
E ha ragione Michela Murgia quando scrive “sono lieta di vivere ancora in un tempo in cui un intellettuale può dar fastidio a un manovratore”: è una bellissima notizia che i libri funzionino ancora e chissà che un giorno prima o poi (perché la ruota gira eccome se gira) non torni di moda la serietà e allora questi finiranno sbriciolati senza nessun bisogno di un palo appuntito conficcato nel cuore. E chissà come ci rimarranno di stucco scoprendo che gli elettori sono volatili, i lettori no.
Buon mercoledì.