Il 9 novembre al Palladium di Roma il convegno “Non si muore per amore” con psichiatri, operatori culturali, giornalisti. Ecco l'intervento di una psicologa e psicoterapeuta che lancia l'allarme sulle violenze sui minori

Il 9 novembre, al Palladium di Roma si svolge il convegno contro la violenza di genere dal titolo “Non si muore per amore” che vede operatori culturali, medici psichiatri, giornalisti e docenti confrontarsi sul problema della violenza, psicologica e fisica, contro le donne. Come dimostrano le statistiche e i recenti fatti di cronaca, le numerose richieste di aiuto causate da violenza domestica, stalking, abusi sessuali parlano di un fenomeno in crescita che assume i connotati di una vera piaga sociale. Al fenomeno dichiarato, si aggiunge l’insieme di violenze private non denunciate dalle mogli, dalle lavoratrici di aziende pubbliche e private, dalle minorenni per paura delle conseguenze. Nonostante le difficoltà e la scarsità di risorse, il mondo delle associazioni da tempo ha osservato il fenomeno ed ha cominciato ad organizzarsi per tutelare le donne dalla violenza individuale e sociale. È stato affermato in più occasioni pubbliche che il fenomeno dovrebbe vedere tutte le forze politiche, sociali e associazionistiche impegnate in un’azione di contrasto e di prevenzione soprattutto culturale, a cominciare dalle scuole e dagli organi d’informazione e formazione.
Si è osservato inoltre che l’orientamento a inasprire le pene non risulta essere un deterrente a commettere il reato. Chi sta esercitando una violenza nei confronti di una donna, non si pone il problema delle pene a cui andrà incontro successivamente.
In un’ottica di prevenzione, quando una donna con coraggio che non bisogna considerare scontato, decide di rivolgersi a qualcuno per chiedere aiuto, lo Stato deve prevedere e istituire nei servizi competenti, una procedura d’urgenza, che la sappia tutelare da tutti i punti di vista e accompagnare in un percorso di protezione, qualificato per i tempi e qualità della risposta.
È da rifiutare il termine di violenza sessuale in quanto la sessualità non ha nulla a che vedere con la violenza ed il pensiero che l’uomo sia guidato nel rapporto intimo con la donna, da un impulso irrefrenabile di tipo animale.
Una recente sentenza del Tribunale di Milano ha stabilito che in un Paese come l’Italia, dove un quarto degli omicidi volontari riguarda casi di femminicidio, uno stalker può essere trattato alla stregua di un mafioso ed essere sottoposto a misure di sorveglianza speciali, tra cui quella di “mantenersi ad almeno mille metri di distanza” dalla donna perseguitata, non avere con lei contatti telefonici, telematici o altro, non allontanarsi dalla propria abitazione senza preavvisi, vivere onestamente e cercarsi un lavoro.
Ma allo stesso tempo, come ho letto su Left il 28 settembre scorso, in un’intervista a Lella Paladino (presidente Dire ndr) fatta da Donatella Coccoli, assistiamo di questi tempi ad un attacco reazionario alla Convenzione di Istanbul , che mina, con il decreto Pillon sull’affido condiviso e l’obbligo di madiazione familiare, la possibilità di separarsi da un marito violento per il ricatto sui figli, esponendo i bambini alla violenza assistita. La difesa del vincolo e contratto matrimoniale, in astratto, indipendentemente dalla realtà degli affetti e di un progetto di vita comune, lede non solo le donne ma anche gli uomini perché espone i bambini, futuri uomini, a rapporti violenti, mettendo a rischio il loro benessere psichico.
I minori vittime di reati in Italia sono stati 5788 nel 2017, l’8% in più del 2016, il 43% in più rispetto a 10 anni fa quando erano 4061. Abusi e violenze si abbattono soprattutto su bambini e ragazzi che sono il 60% delle vittime. È in forte crescita il numero dei minori vittime di reati legati alla pedopornografia, che coinvolge per l’84%, bambine e adolescenti.
Il nuovo dossier della campagna “Indifesa 2018” di Terre des Hommes riporta che la violenza sessuale aggravata (nella cui fattispecie ricadono diverse aggravanti, tra cui l’età inferiore ai 14 anni) è in aumento dell’8% e l’83% delle vittime sono ragazze o bambine. I casi di maltrattamento in famiglia che hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, sono stati 1723 in un solo anno. Uniche note positive, cala il numero di vittime di prostituzione minorile (-35%) e di sottrazione d’incapace (-18%). Questo significa che quando c’è maggiore vigilanza, controllo e sensibilizzazione, il fenomeno diminuisce. I programmi di intervento sono legati al fare rete perché solo unendo le forze tra famiglie, attori privati, istituzioni pubbliche e scuole, possiamo produrre un impatto reale nella vita dei ragazzi, delle donne e delle bambine.
In conclusione mi sento di sottoscrivere in pieno la citazione di Massimo Fagioli stampata nel retro della locandina del convegno al Palladium: «Vedo e sento la voce delle donne che da sempre piangono perché non sono riuscite a ribellarsi alla violenza che impone loro di non cercare mai identità e libertà», perché quando osservo che gran parte della società continua a volere la donna sottomessa, che misoginia e religione a braccetto, sono dure a morire e che solo il 47% delle donne lavora, penso che l’uguaglianza sia un obbiettivo e una sana utopia possibile, ancora da cercare e raggiungere.

Gabriella Terenzi è psicologa-psicoterapeuta

Il convegno “Non si muore per amore” si svolge venerdì 9 novembre dalle ore 16 alle 19 al Teatro Palladium di Roma (piazza Bartolomeo Romano, 8). Partecipano Paolo Fiori Nastro, Emanuela Lucarini, Sandra Santomauro, Nicolò Trevisan, Ornella Galeotti, Gabriella Terenzi, Massimo D’orzi. Modera Simona Maggiorelli, direttore responsabile di Left. Chiude l’evento Angela Antonini, opere artistiche di Alessio Ancillai.

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