A Brescia in un referendum consultivo ha vinto il si alla ripubblicizzazione del servizio idrico locale. A Torino c’è una delibera in cantiere mentre a Roma la sindaca Raggi latita. E il 2 dicembre i movimenti rilanceranno la campagna per la legge nazionale

Più o meno 216mila cittadini della provincia di Brescia hanno partecipato il 18 novembre al referendum consultivo per la ripubblicizzazione del servizio idrico locale e il 97% di loro ha votato Sì. Non era previsto il quorum ma l’obiettivo dei promotori, almeno il 20%, è stato superato di tre punti. Un successo oscurato dai media nazionali (la Rai ha perfino ignorato l’arrivo a Brescia di Roberto Fico, la terza carica dello Stato) e bollato, dai due quotidiani locali, a tutta pagina e con lo stesso titolo: «Buco nell’acqua». Eppure per un referendum provinciale servivano 25 delibere di altrettanti comuni. Le delibere sono state 55, più di un quarto dei 205 comuni della provincia. Il referendum è stato dichiarato ammissibile a dicembre 2017 ma il Pd s’è messo di traverso accampando la scusa che non c’erano fondi e provando a forzare le tappe per l’affidamento diretto fino al 2045, poi per la messa a gara per un soggetto unico pensato apposta per A2A (per metà dei comuni di Milano e Brescia e per metà quotata in borsa), una delle quattro grandi multiutility a spartirsi il mercato italiano con Acea, Hera, Iren. Solo a luglio i promotori sono riusciti a strappare una data per la consultazione.
«Dobbiamo contestualizzare il risultato – spiega Mariano Mazzacani, referente di Acqua pubblica Brescia – in ragione delle condizioni in cui abbiamo lavorato». Con un budget di appena 8mila euro, i promotori sono riusciti a realizzare 105 incontri sul territorio, a volte in aperto contraddittorio con pezzi grossi del Pd, spesso scontrandosi con l’ostruzionismo di alcuni sindaci. Secondo i promotori, almeno il 30% dei cittadini non sapeva del referendum. La Lega, piuttosto forte, stavolta non aveva nemmeno un gazebo. E il Pd solo qualche comunicato stampa. «Ma una questione come la proroga del servizio idrico integrato fino al 2045 non può essere tenuta fuori dal confronto politico», continua Mazzacani. Ora la Provincia, con l’assemblea dei sindaci, dovrà ratificare il risultato. Chi avrà la delega dell’acqua?…

L’inchiesta di Checchino Antonini prosegue su Left in edicola dal 23 novembre 2018


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