«Un fatto importante non solo per me e per chi ha subito l'aggressione il 21 settembre ma per tutte le antifasciste e gli antifascisti di questo Paese» commenta l'eurodeputata Eleonora Forenza. L'imboscata barese è tra le ultime di una lunga scia che parte almeno dal 2011 ma alcune questure potrebbero aver omesso il legame con Cpi derubricando i fatti a banali aggressioni.

La sede di CasaPound a Bari è stata sottoposta a sequestro preventivo su disposizione della magistratura barese. L’indagine riguarda l’aggressione compiuta da militanti del movimento di estrema destra il 21 settembre scorso nei confronti di manifestanti che avevano appena partecipato ad un corteo antifascista e antirazzista. Nell’aggressione rimasero ferite tre persone.

E ora chi glielo spiega al solerte funzionario del Viminale che produsse una relazione in cui dipingeva questo sodalizio criminale come una confraternita di filantropi? E chi glielo annuncia al capo di tutte le questure, Salvini, che manda precisi messaggi indossando magliette di una marca (Pivert) riconducibile a questa “holding” di squadristi del III millennio?

Stando alle indagini della Digos, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, la sera del 21 settembre dieci militanti di CasaPound, dinanzi alla sede di via Eritrea, «in esecuzione di un medesimo disegno criminoso giustificato dalla ideologia fascista» con «sfollagente, manubri da palestra, manganello telescopico, cintura dei pantaloni» e con premeditazione, hanno causato lesioni personali ad almeno quattro manifestanti. Dopo l’aggressione un gruppo di attivisti antifascisti, compagni delle vittime, avrebbero minacciato e colpito con calci, pugni e spintoni poliziotti e carabinieri intervenuti per sedare gli animi e contenere il tentativo di sfondamento del cordone. Così, per bilanciare salomonicamente l’inchiesta, sette antifascisti sono invece accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Nell’aggressione rimasero feriti Giacomo Petrelli del Pdac, Antonio Perillo, assistente parlamentare dell’eurodeputata Prc Eleonora Forenza (anche lei presente al momento dell’aggressione) e Claudio Riccio di Sinistra Italiana.

Il provvedimento di sequestro è stato disposto dal gip del Tribunale di Bari Marco Galesi. Sono contestati i reati di «riorganizzazione del disciolto partito fascista» e «manifestazione fascista». In particolare, la Procura contesta di «aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica».

«Un fatto importante non solo per me e per chi ha subito l’aggressione il 21 settembre ma per tutte le antifasciste e gli antifascisti di questo Paese – commenta a caldo Eleonora Forenza -. Partigiane e partigiani, questo dobbiamo essere, ancora di più in un momento in cui il ministro dell’Interno indossa un giorno abiti griffati dagli amici di CasaPound e l’altro magliette della polizia. Questo dobbiamo essere in un tempo in cui tre manifestanti antifascisti della Ex Caserma Liberata vengono denunciati per blocco stradale proprio a Bari, rischiando fino a 6 anni. Lo abbiamo denunciato fin da quella sera, fatta di sangue, di paura, di rabbia: si trattava di una aggressione squadrista, premeditata, partita dalla sede di CasaPound in via Eritrea. I camerati ne hanno inventate di ogni, persino accusandomi di aver guidato un assalto contro di loro. Oggi le loro ridicole bugie ricevono una smentita anche dalle indagini del tribunale di Bari. E non finisce qui».

Un’inchiesta che conferma i ripetuti allarmi delle reti antifasciste e perfino le relazioni dei servizi segreti che già nel febbraio del 2017 smentivano il Viminale che, solo nel 2015, aveva avuto parole di elogio per le attività di CasaPound in una corposa informativa della polizia di prevenzione. Da allora la cronaca nera non ha potuto evitare di riempire pagine e pagine sulle gesta belliche dell’organizzazione dei fascisti del III millennio.

«L’allarme legato ai flussi migratori – si leggeva nel documento dei servizi – ha favorito l’accelerazione di maggiori forme di coordinamento, peraltro già esistenti, tra formazioni dell’ultradestra che hanno ottenuto un notevole aumento di consensi, grazie all’uso strumentale di una efficace propaganda sempre più marcata da accenti nazionalisti e xenofobi (…). Il ventaglio di scelte nella frammentata galassia dell’estremismo di destra è ampio. Sempre secondo gli inquirenti «in seno all’area identitaria, spicca l’associazione CasaPound Italia» con le proprie articolazioni nel contesto studentesco Blocco Studentesco, sindacale Blu – Blocco Lavoratori Unitario e ambientalista L.F.C.A. – La Foresta che Avanza. CasaPound resta tra le formazioni più attive a Roma dove, dietro la copertura dei comitati di quartieri «organizza, gestisce e dirige, di fatto, ogni fase della protesta».

Un film completamente diverso da quello “girato” dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione (protocollo N.224/SIG. DIV 2/Sez.2/4333 dell’11 aprile 2015) con sigla in calce del direttore centrale, prefetto Mario Papa, che aveva definito Cpi una organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinatii, con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nelle rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio». Il testo della informativa fa ricorso ad un’abile strategia linguistica evitando come la peste l’utilizzo della parola fascismo, al suo posto si usa un sinonimo “neutralizzante” come “ventennio”. Quel rapporto valorizzava la “progettualità” chiaramente xenofoba del gruppo «tesa al conseguimento di un’affermazione del sodalizio al di là dei rigidi schemi propri delle compagini d’area», proprio nei giorni in cui Cpi saldava le proprie energie con quelle dell’allora emergente Salvini. Prova ne sarebbero – prosegue la nota – «le recenti intese con la Lega Nord, di cui si condividono le istanze di sicurezza e l’opposizione alle politiche immigratorie, con la creazione della sigla Sovranità – Prima gli Italiani a sostegno della campagna elettorale del leader leghista».

Il 13 dicembre saranno sette anni da quando, a Firenze, un neofascista uccise due migranti senegalesi prima di uccidersi a sua volta mentre stava per essere catturato. Le vittime si chiamavano Samb Modou e Diop Mor, l’omicida Gianluca Casseri, considerato fino ad allora un intellettuale di riferimento proprio da CasaPound (che poi ne prese le distanze). CasaPound, spesso camuffata da comitato di cittadini, è spesso in prima fila nelle manifestazioni razziste contro i migranti, i rifugiati, gli assegnatari stranieri di alloggi popolari, nelle aggressioni a studenti di sinistra, nelle esibizioni muscolari sotto il Parlamento contro lo ius soli e in altri fatti di cronaca nera. La sede nazionale di CasaPound Italia è in un palazzo storico e pregiato nel quartiere romano dell’Esquilino, un edificio pubblico occupato senza titolo dal 27 dicembre 2003 con la benedizione di Storace, Alemanno e la distrazione delle giunte di centrosinistra. Sei piani sulla centralissima via Napoleone III, una terrazza con vista panoramica. Quindici anni senza nemmeno un tentativo di sgombero mentre ogni giunta e ogni governo si sono accaniti con violenza su migranti e italiani poverissimi.

Coccolatissimi dall’attuale inquilino del Viminale, lo furono anche dal ministro Alfano che provò a minimizzare l’allarme su Cpi. Perfino lui però dovette fornire alcune cifre: nel quinquennio 2011-2015 – spiegò – sono stati tratti in arresto 19 militanti o simpatizzanti di CasaPound, mentre 336 sono stati deferiti a vario titolo all’Autorità giudiziaria.

Nelle interrogazioni parlamentari sono riportati parecchi episodi. Come quello del 2 gennaio 2012, quando quattro esponenti di CasaPound aggrediscono a Lecce uno studente universitario di diverso schieramento politico, lasciandolo a terra esanime, fino alla recente aggressione di una diciassettenne a Bolzano per futili motivi (quotidiano on line Alto Adige, 26 gennaio 2016), per la quale è avvisato di garanzia un consigliere comunale altoatesino di Cpi. Il leader nazionale di Cpi Iannone picchiò un carabiniere a calci e a pugni a Predappio nel 2004 in occasione dell’anniversario della morte di Mussolini, cosa per la quale fu sottoposto a processo. Nel novembre 2011 a Roma un gruppo di iscritti al Pd, evidentemente non dei centri sociali, mentre affiggevano manifesti vengono aggrediti e massacrati di mazzate, in particolare Paolo Marchionne, poi presidente del III municipio. Verrà identificato tra gli aggressori un dirigente nazionale della giovanile di Cpi, Alberto Palladino, oggi dirigente di Cpi; Palladino viene condannato durante i primi due processi. Nel luglio 2012 dai giornali si apprende di accuse per il numero due del movimento di destra Andrea Antonini per favoreggiamento personale e falso materiale. Assieme a un complice avrebbe testimoniato per far rilasciare una carta d’identità, intestata a un’altra persona, a un latitante narcotrafficante. Siamo nel giugno 2014: viene arrestato Ruffini, leader di Cpi a San Benedetto del Tronto, pugile professionista che aveva in vari episodi riempito di pugni vari passanti per la strada a San Benedetto. Nel luglio 2014 viene arrestato dalla Mobile di Roma Giovanni Ceniti, leader fino almeno a tre anni prima leader di Cpi Verbania, in quanto implicato nell’omicidio Fanella a Roma, una storia connessa al tesoretto nascosto del maxitruffatore nero Mokbel. Nel novembre 2014 ha avuto luogo a Magliano Romano un’aggressione di incappucciati ad una tifoseria composta anche di donne e bambini con feriti che hanno avuto decine di giorni di prognosi; le indagini hanno svelato alcuni autori dell’aggressione tra cui il capo di Cpi a Viterbo, Diego Gaglini, candidato sindaco, e Erwin Maulo, noto violento, daspato, candidato consigliere comunale a Viterbo. Il 19 dicembre 2014 Lirio Abbate su l’Espresso scrive “Ci potrebbe essere un collegamento fra il capo di “Mafia Capitale”, Massimo Carminati e il leader di CasaPound, Gianluca Iannone. A far da ponte fra i due sarebbe un uomo, di cui non si conosce ancora l’identità, che emerge nelle intercettazioni e su cui i carabinieri del Ros hanno avviato accertamenti per individuarlo. L’ipotesi emerge dai pedinamenti effettuati durante l’indagine su “Mafia Capitale”.

Nel luglio 2015 in occasione di scontri con la Polizia durante una kermesse anti immigrati di Cpi a Roma vengono feriti alcuni poliziotti, cosa per la quale vengono emessi 13 avvisi di garanzia contro esponenti romani e nazionali di Cpi. Un articolo pubblicato dal quotidiano la Repubblica edizione romana, in data 23 marzo 2009, a firma Rori Cappelli dal titolo «CasaPound, slogan choc contro i disabili», si dà conto di come militanti di CasaPound avessero esibito uno striscione con la dicitura «travestiti da disabili, ma con le pance piene, siete sempre e solo iene». La giornalista, nell’articolo, riporta la reazione di un ragazzo minorenne down il quale alla vista dello striscione, piangente, dice «io non sono travestito da disabile, io sono down». Ancora, l’articolo pubblicato dal quotidiano la Repubblica del 6 febbraio 2009, a firma del giornalista Paolo Berizzi, narra di come un circolo neofascista milanese denominato «Cuore Nero» e gemellato con CasaPound, avesse pubblicato una fanzine, la cui copertina rappresentava un brindisi all’olocausto. Un fotomontaggio, al posto della famigerata scritta «il lavoro rende liberi» posta sopra il varco di accesso al campo di sterminio di Auschwitz, compare «Cuore nero brewery»: letteralmente, «Birrificio Cuore nero». La copertina è del numero di giugno 2008; in altra occasione, un esponente di CasaPound, consigliere della circoscrizione ovest di Prato per il partito delle libertà, inneggiava ad Adolf Hitler, come risulta dall’articolo pubblicato il 23 aprile 2011, pubblicato sul sito del quotidiano «Il Tirreno» dal titolo «Consigliere del Pdl fa l’elogio di Hitler»; altro episodio di xenofobia e razzismo si è verificato in occasione dell’anteprima nazionale dello spettacolo teatrale di Ascanio Celestini dal titolo: «Il razzismo è una brutta cosa», tenutasi a Viterbo il 24 settembre 2009. In quella occasione, CasaPound Viterbo, con numerose scritte murali attaccò l’assessore provinciale Picchiarelli, il consigliere Riccardo Fortuna e l’attore Ascanio Celestini; volantini vennero affissi sui muri della città e buttati dentro la sede dell’Arci di Viterbo: le scritte murali ed i volantini attaccavano le persone, ma in realtà il bersaglio politico era lo spettacolo di Ascanio Celestini contro il razzismo.

Nel gennaio 2013, un’inchiesta della procura di Napoli portava all’arresto di 7 esponenti di CasaPound e all’applicazione dell’obbligo di dimora per altri 3 nelle città di Napoli, Salerno e Latina. In rete è possibile reperire diversi articoli sulla vicenda, pubblicati dal Corriere del Mezzogiorno tra il 24 ed il 29 gennaio 2013, nei quali si dà conto della vicenda, al di là degli sviluppi processuali, ciò che interessa è quanto emerge dalle intercettazioni captate tra gli aderenti di CasaPound, i quali esprimono chiaramente sentimenti antisemiti: si arriva a dire di voler violentare una studentessa ebrea, che gli ebrei con la kippah fanno schifo, altri dicono che le camere a gas non sono esistite, ma non bisogna dirlo pubblicamente, altri discutono del Mein Kampf di Adolf Hitler e si ricostruiscono episodi di pestaggi ai danni di giovani di sinistra in occasione di una campagna elettorale; nel 2014 è accaduto che, a seguito del diffondersi di una falsa notizia relativa ad una presunta aggressione compiuta da nomadi, gli aderenti al «Blocco studentesco», articolazione di CasaPound, hanno di fatto impedito a 90 ragazzi e ragazze del campo nomadi di Via Cesare Lombroso a Roma di recarsi, rispettivamente, alle scuole materne, elementari e medie. I giovani di CasaPound, si sono presentati in circa 500, esibendo uno striscione con su scritto «No alle violenze dei Rom. Alcuni italiani non si arrendono», accendendo fumogeni e scandendo cori contro i nomadi. Tale iniziativa venne stigmatizzata dall’allora vice-Sindaco di Roma, che ha visto la partecipazione di 500 persone di fronte alle quali i genitori dei bambini non si sono sentiti sicuri di uscire, un gesto meschino, un atto di razzismo che va contro ogni principio democratico».

Il gruppo musicale Zeta0alfa, ZOA che in greco significa Animali, come un famigerato battaglione delle SS, citato dall’informativa Papa come positivo momento ludico e culturale di rifermento per CasaPound, il cui leader musicale è sempre Iannone, si caratterizza per canzoni di omaggio a Hitler e Mussolini; “Primo mi sfilo la cinghia, due inizia la danza, tre prendo bene la mira, quattro cinghiamattanza”, è solito urlare dal palco e dal microfono Iannone, il cantante degli Z0A, mentre la platea in sala mette in pratica la strofa iniziando a colpirsi. Ripetutamente. Con tanto di ferite che, finito il ballo, rappresentano medagliette di cui esser orgogliosi. La Cinghiamattanza appare come un rito di iniziazione. Ed è forse l’unica nota di colore in questa lista di reati.

Qualcuno ha fatto i calcoli ma certo per difetto: dal 2011 al 2017, fra militanti e simpatizzanti di CasaPound, potrebbero essere state arrestate almeno una cinquantina di persone, ma alcune questure potrebbero aver omesso il legame con Cpi derubricando i fatti a banali aggressioni. In pratica, mediamente ogni tre mesi uno è finito in manette. Nello stesso periodo i denunciati sarebbero stati, secondo Alfano, 359: uno ogni cinque giorni.