Il 23 dicembre il Sistema sanitario nazionale compie 40 anni e mai come oggi è a rischio. Tanto che la stessa Ue ha prescritto all’Italia un aumento di spesa rispetto al prodotto interno lordo. Anche per frenare l’emorragia di medici e infermieri

«Non ho diamanti, non ho ricchezze, non ho uomini, ma ho ancora la mia salute», diceva una canzone di Cole Porter del 1940. E cosa sia la salute però sarebbe oggi molto da riconsiderare, anche in relazione alla trasformazione delle condizioni in cui ci si trova a vivere, ai tempi di lavoro nell’epoca della precarizzazione, ai rischi che vengono dall’inquinamento e dal cambiamento climatico, all’invecchiamento della popolazione senza più una compensazione demografica dall’immigrazione, al tendenziale aumento delle malattie croniche e alle prospettive di curarsi in un mondo in cui aumentano le diseguaglianze sociali e di reddito mentre i sistemi sanitari diventano sempre più privatistici.

Il 23 dicembre si celebrano i quarant’anni della legge 833 che nel 1978 istituiva il Servizio sanitario nazionale in Italia. Faceva parte della grande stagione delle conquiste di diritti sociali che quest’anno è stata celebrata con scarsa attenzione, poca consapevolezza e comunque un pizzico di rimpianto. Oggi in effetti di quelle conquiste rimane ben poco nella concretezza dei fatti, a cominciare dallo Statuto dei lavoratori e il Servizio sanitario nazionale, per quanto falcidiato ogni anno da tagli lineari alla spesa pubblica, ora persino da quelli dell’ultimo minuto per evitare una procedura d’infrazione, è forse l’ultimo baluardo. 

Fresco di stampa il rapporto congiunto della Commissione europea e dell’Ocse sullo stato dei sistemi sanitari nei 28 Paesi dell’Unione – Health at a Glance: Europe 2018 – dice chiaramente che dal 2011 l’aumento della speranza di vita ha subito un netto rallentamento in tutti i Paesi del Vecchio continente (cresceva di 2 o 3 anni nel primo decennio del secolo ma solo di 6 mesi tra il 2011 e il 2016) e questo si lega a filo doppio, lo dice la Commissione stessa, alla crescita delle disparità di status socio-economico e ai livelli di istruzione. Gli uomini di trent’anni di oggi con bassi livelli di scolarizzazione – dice il rapporto – hanno una aspettativa di vita di otto anni in meno rispetto ai coetanei che hanno potuto accedere a…

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L’articolo di Rachele Gonnelli prosegue su Left in edicola dal 21 dicembre 2018


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