La diseguaglianza sociale, l’inquinamento e l’indebitamento dei governi locali sono in cima alla lista dei nodi da sciogliere nell’immediato futuro per Xi Jinping. Che deve fare i conti anche con le conseguenze sull’economia provocate dalle politiche protezioniste di Trump

Nella tradizione cinese, i numeri hanno un’importanza primaria. Anche solo la scelta del numero di cellulare o della targa di una macchina può diventare una questione di massima delicatezza, in grado di determinare la fortuna o la sventura di una persona. Di numeri importanti e carichi di significati simbolici ce ne saranno molti nel 2019. Se saranno di buon auspicio è tutto da vedere. Il 1 ottobre 2019 ricorre il 70esimo anniversario della Repubblica popolare, fondata nel ’49 dopo la vittoria comunista sulle truppe nazionaliste. La data rappresenta un primo giro di boa verso la realizzazione dei cosiddetti “due obiettivi centenari”, annunciati dall’ex presidente cinese Jiang Zemin nel 1997 e rilanciati da Xi Jinping durante la Central conference on work relating to foreign affairs del 2014. Come suggerisce il nome si tratta di due traguardi storici che hanno molto a che fare con i concetti di “rinascita nazionale” e “sogno cinese” inaugurati da Xi appena assunto l’incarico di segretario generale del partito comunista due anni prima.
I due obiettivi sono: «Raddoppiare il Pil e il reddito pro-capite del 2010 nelle aree urbane e rurali, e raggiungere una società moderatamente prospera entro il centenario del Partito (2021); rendere la Cina un Paese socialista moderno che sia prospero, forte, democratico, avanzato culturalmente e armonioso entro il centenario dalla fondazione della Repubblica popolare (2049)». La roadmap è stata ampliata durante il 19esimo Congresso del partito, con l’aggiunta di un’ulteriore precisazione: secondo i piani, la Cina non solo sarà…

L’articolo di Alessandra Colarizi prosegue su Left in edicola dal 4 gennaio 2019


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