Oggi, 19 gennaio, la marcia internazionale. Dopo la prima nel 2017, appena insediato Donald Trump, continua ancora più forte la mobilitazione della più grande piattaforma mondiale di difesa dei diritti. E non solo delle donne

Assistenza sanitaria per tutti, azzeramento del debito studentesco e paghe egualitarie. Sono solo tre dei ventiquattro punti compresi nella Women’s Agenda, il programma dietro alla manifestazione che si terrà oggi, 19 gennaio, a Washington e in oltre 100 città in tutto il mondo.
La Women’s March è giunta alla sua terza edizione. La prima si tenne il 21 gennaio 2017, il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump. Lo scopo era quello di dimostrare al neo presidente che le donne non avrebbero subito in silenzio, nel caso, molto probabile, di trovarsi di fronte a tentativi di limitare i loro diritti. Il messaggio di base è che “i diritti delle donne sono diritti umani”. La manifestazione del 2017 è diventata il trampolino di lancio per la creazione di un movimento collettivo che riunisce non solo le associazioni femministe, ma gran parte delle minoranze presenti sul territorio statunitense.

Ad oggi, la Women’s March viene definita la prima piattaforma intersezionale femminista, che parte cioè dai diritti delle donne per attraversare trasversalmente il tema più generico dei diritti civili. Non a caso uno dei partner della manifestazione è l’Naacp (la National Association for the Advancement of Colored People), storica associazione che si occupa delle discriminazioni nei confronti delle persone di colore. Si marcia non solo per riaffermare i diritti umani, ma anche per quelli lavorativi (quest’anno è molto sentito il tema dello shutdown, la chiusura degli uffici pubblici a causa di problemi nel bilancio). A Washington sarà presente una delegazione della Coalition of Labor Union Women, le sindacaliste d’America.
L’organizzazione dietro alla Women’s March, di cui Rachel O’Leary Carmona è il leader ufficiale, non è ben vista da alcune parti del governo federale. Ad esempio non ci sarà la manifestazione ufficiale a Chicago, cancellata con la motivazione di alcuni episodi di antisemitismo che sarebbero avvenuti in precedenza. Un imprevisto che non ha scoraggiato Jazmine-Marie Cruz, diciannovenne che guiderà la Young Women’s March per le strade della capitale dell’Illinois. Jazmine-Marie è una delle giovani statunitensi che si è interessata alla politica lo scorso anno, dopo aver partecipato alla marcia del 2018 che aveva come tema le elezioni di Midterm.

Lo scopo della Women’s March è dare coraggio alle donne nell’affermare e pretendere il rispetto dei propri diritti. È un’occasione per aumentare la consapevolezza di avere una voce che può e deve essere sentita. Ci sono vari sottogruppi divisi per argomenti di interesse, come l’ambiente o la legge sulle armi, oppure per credenze religiose. Una diversità che non divide, ma unisce ancora di più le manifestanti che invaderanno le strade di Washington. Nelle scorse edizioni si è parlato di milioni di partecipanti, di cui circa 500mila solo nella capitale. Nel 2017 tra i presenti c’era anche Alexandria Ocasio-Cortez, nuova icona del Partito democratico e più giovane deputata mai eletta al Congresso. Il movimento ha accolto con molto favore la sua vittoria, dedicandole un post sulla propria pagina Facebook subito dopo il risultato positivo delle primarie di New York.

La mobilitazione di oggi non sarà circoscritta ai soli Stati Uniti. Sul sito della Women’s March è possibile visualizzare su una mappa del mondo su cui sono segnate tutte le “sister march”, le manifestazioni parallele che si terranno in varie parti del globo. In Italia, ad esempio, si manifesterà a Roma, Firenze, Venezia e Milano.
La #WomensWave sta per infrangersi di nuovo contro i tentativi discriminatori e machisti di chi ancora tenta di negare l’identità delle donne.