Al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma si formano esorcisti con la consulenza di giuristi, avvocati e psicologi non ecclesiastici. Left è andato a vedere

Il nostro Giulio Cavalli ha scoperto che tra le proposte formative per docenti del ministero dell’Istruzione, università e ricerca figura anche un corso su esorcismo e preghiera di liberazione. A noi di Left questa inquietante notizia non sorprende perché questo corso lo abbiamo seguito tre anni fa, come giornalisti accreditati ovviamente. Ed ecco cosa scoprimmo…

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La distanza tra il XXI secolo e il Medioevo più retrivo si misura in una rampa di scale. Quella che si scende lasciando alle spalle la soleggiata campagna romana lungo l’Aurelia antica, per seguire (come giornalisti accreditati) l’XI Corso di base sul ministero dell’esorcismo nel buio auditorium del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Dal palco parlano quattro esorcisti di grido (per chi è del ramo): don Aldo Buonaiuto (proprio colui che durante il festival di Sanremo si è scagliato contro Virginia Raffaele con la “benedizione” del ministro dell’Interno Salvini, ndr), padre Francois Dermine, monsignor Larry Hogan e don Antonio Mattatelli. Di fronte a loro una platea di circa 200 persone, in gran parte ecclesiastici e quasi tutti stranieri (asiatici e africani). La tavola rotonda di sabato 9 aprile chiude una settimana di studi e formazione «aperta anche ai laici» durante la quale, recita il depliant, si insegnano le pratiche del rito di liberazione dalle possessioni e dalle influenze diaboliche. Nel programma figurano nomi di giuristi, avvocati, professori universitari italiani, tra cui Anna Maria Giannini, docente di Psicologia clinica alla Sapienza di Roma, che si è occupata degli «aspetti psicologici della manipolazione mentale». Il compito, specie per gli avvocati, è quello di insegnare ai futuri esorcisti come difendersi e come evitare eventuali denunce per maltrattamenti, abusi, violenze di vario genere che i presunti “posseduti” ritengono di aver subito dal prete esorcista e dai suoi collaboratori durante il rito di liberazione dal demonio. Cosa che evidentemente accade non di rado. «Abitando in una società molto secolarizzata nella quale più che in passato vi è la tendenza ad aprire le porte all’occultismo e all’esoterismo, l’azione diabolica è favorita dalle pratiche magiche e dal ricorso agli indovini, che possono avere un influsso reale fino alla possessione» ammonisce padre Pedro Barrajon, moderatore della tavola rotonda. I relatori, sulla base delle rispettive esperienze, dispensano consigli e invitano a distinguere con prudenza i diversi casi. Esistono infatti dei criteri precisi per riconoscere un indemoniato. Sono gli stessi del famoso film-horror del 1973: «La repulsione degli oggetti sacri, la capacità di parlare lingue morte, una forza sovrumana e la presenza indesiderata nel soggetto di un altro essere». Tuttavia, osservano i quattro esperti, l’inganno o l’errore è sempre in agguato: se necessario, è fondamentale agire in collaborazione con psichiatri e psicologi. «Un prete può intuire se il caso va trattato con la psichiatria e con l’esorcismo», osserva l’esorcista Buonaiuto. Come se fossero discipline equivalenti. «In questo modo – prosegue – si possono affrontare i diversi pericoli che provengono dalle sette, le pratiche esoteriche, magiche o sataniche». Interviene quindi un medico dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici che, auspicando l’intensificarsi delle collaborazioni, conferma convinto: «In seduta faccio sempre recitare una preghiera di liberazione ai miei pazienti». Chissà cosa ne pensa l’Ordine dei medici? Non esistono dati certi sulla diffusione del fenomeno nel nostro Paese e i quattro esorcisti si tengono sul vago affermando che è in aumento. Nel 2012 un’inchiesta di Panorama parlava di circa 500mila persone che ogni anno chiedono di essere liberate dal diavolo e calcolando che 10 milioni di italiani almeno una volta nella vita si sono rivolti a un mago o a un esorcista. Ma sono dati identici a quelli resi noti sempre dalla Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici già a partire dal 2002 e senza fornire indicazioni sulle fonti e sul metodo di ricerca. Quindi molto probabilmente falsi. Più precise sono le cifre del ministero dell’Interno relative alle sette che soggiogano le persone e si pongono in “competizione” con la Chiesa cattolica: la polizia individua 2-300 affiliati l’anno. (Davvero poca cosa, diversamente da quello che sostiene il ministro Salvini su “consiglio” dell’esorcista Buonaiuto il quale per anni, fino a quando è esistita, è stato consulente proprio della Squadra antisette della Polizia di Stato).

I docenti del master pontificio affermano che l’esorcismo è sempre gratuito e me lo confermano dietro assicurazione di anonimato tre “studenti” del corso. Quello che costa caro è prendere dimestichezza con Satana: 300 euro per l’iscrizione, 250 per la traduzione simultanea richiesta da quasi tutti i 200 aspiranti esorcisti. E poi ci sono i libri di testo, quelli consigliati e così via. Per avere un attestato di frequenza si spendono almeno 7-800 euro. Moltiplicando per il numero degli iscritti fa 160mila euro nelle casse degli organizzatori: l’Ateneo, il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa e l’Associazione internazionale esorcisti (Aie). Verrebbe da dire ricorrendo a un vecchio detto popolare che «è nei dettagli che il diavolo nasconde la sua coda». (Nell’articolo  di Giulio Cavalli emerge che il corso proposto dal ministero della Pubblica istruzione agli insegnanti italiani verrebbe a costare 400 euro! Oltre i libri, immaginiamo…). Sebbene questo corso di formazione si sia auto attribuito, oltre a quello teologico, anche un carattere di scientificità, l’esistenza del demonio non è mai stata messa in discussione. Del resto questa convinzione è un punto fermo della Chiesa, anche di Bergoglio. È stato lui a benedire nel 2014 il riconoscimento giuridico dell’Aie che oggi conta circa 300 adepti (quasi tutti italiani: sono ben 240 gli esorcisti nel nostro Paese!), da parte della Congregazione per il clero. E, dopo aver citato il demonio ben quattro volte nei primi dieci giorni del suo pontificato, Francesco lo ha nominato con cadenza regolare nelle sue omelie. Il diavolo avrebbe anche la responsabilità di tutti gli scandali che hanno colpito la Chiesa dall’interno, degli affari illegali targati Ior, della pedofilia clericale, delle guerre intestine che minacciano la stabilità della Curia, delle fughe di notizie riservate sulla Santa Sede. Ma Satana per il papa è anche il «padre delle guerre». Di più, «è il padre dell’odio, delle bugie, delle menzogne, perché non vuole l’unità» tra gli esseri umani. Lo ha detto ad alcuni bambini durante una visita alla parrocchia di San Michele Arcangelo nel 2015 spaventandoli. Secondo papa Francesco, tutti i bambini hanno a che fare con il demonio: «Quando voi sentite nel cuore odio, gelosia, invidia state attenti perché viene dal diavolo; quando sentite la pace, viene da Dio» ha detto loro. Si tratta di una citazione degli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola – «l’uomo vive sotto il soffio di due venti, quello di Dio e quello di Satana» – ed è facile intuire il terrore che può incutere in un bimbo di sei anni. Ma nessuno si è indignato. «Nel “posseduto” – spiega a Left lo psichiatra Domenico Fargnoli – si è creata una frattura apparente con la comunità ecclesiale. Paradossalmente in lui c’è un tentativo di liberarsi dal delirio, di ribellarsi a Dio, attraverso il demonio. Ma ovviamente senza una cura psichiatrica valida e adeguata non ce la fa. In tal senso l’esorcismo serve a ricondurre l’indemoniato verso un delirio “condiviso”. È la vecchia formula del trattamento morale: combattere il delirio “individuale” demoniaco per condurre la persona al rispetto di quelle che sono credenze condivise dalla comunità cattolica, vale a dire la legge divina. Il massimo che riescono a concettualizzare gli esorcisti e chi dà loro credito, è questo. In pratica si passa da una forma di delirio a un’altra».

Articolo pubblicato su Left del 16 aprile 2016

PER APPROFONDIRE:

Left del 21 dicembre 2018 Non gli resta che il diavolo

Giustizia divina di Emanuela Provera e Federico Tulli (Chiarelettere, 2018)

Scrivevo già per Avvenimenti ma sono diventato giornalista nel momento in cui è nato Left e da allora non l'ho mai mollato. Ho avuto anche la fortuna di pubblicare articoli e inchieste su altri periodici tra cui "MicroMega", "Critica liberale", "Sette", il settimanale uruguaiano "Brecha" e "Latinoamerica", la rivista di Gianni Minà. Nel web sono stato condirettore di Cronache Laiche e firmo un blog su MicroMega. Ad oggi ho pubblicato tre libri con L'Asino d'oro edizioni: Chiesa e pedofilia. Non lasciate che i pargoli vadano a loro (2010), Chiesa e pedofilia, il caso italiano (2014) e Figli rubati. L'Italia, la Chiesa e i desaparecidos (2015); e uno con Chiarelettere, insieme a Emanuela Provera: Giustizia divina (2018).