Pisa, 2007. Il Consiglio comunale di Pisa approva, a maggioranza, una mozione per lo smantellamento della base militare Usa-Nato di Camp Darby che si trova al confine tra le province di Pisa e di Livorno, immersa nella macchia mediterranea e in prossimità del mare. Citiamo solo alcuni passi di questa mozione, votata dal centrosinistra e da Rifondazione che insieme avevano la maggioranza dei seggi nel Consiglio:
«Considerato che la base di Camp Darby rappresenta un corpo estraneo all’interno dell’Area pisano-livornese e che rappresenta un ostacolo al pieno sviluppo sociale, economico ed industriale dell’area, oltre che essere un serio elemento di preoccupazione per la sicurezza dei cittadini. Considerato che già oggi i cittadini di alcuni paesi subiscono quotidianamente le conseguenze delle armi di distruzione di massa che partono anche da Camp Darby. Tenuto conto che oltre ad essere pericolosa per il nostro territorio ed i suoi abitanti, essa, come ogni altra base militare, rappresenta una minaccia sia per i popoli i cui Paesi sono teatro di guerre, sia per i popoli di quelle nazioni considerate pericolose e minacciose dall’attuale politica militare statunitense».
Trascorsi 12 anni, gli scenari e le opinioni a riguardo di Camp Darby sono profondamente cambiati. A Palazzo Gambacorti oggi la maggioranza è in mano al centrodestra, all’opposizione ci sono Pd e il candidato eletto da Città in Comune, Rifondazione e Possibile.
Nel 2007 i consiglieri comunali del centro e della destra votarono contro la mozione, e gli stessi non sembrano avere cambiato idea, giudicando la base Usa e Nato una risorsa per il territorio pisano. Ora, mentre la destra è coerente con una lettura della realtà guerrafondaia, stessa coerenza ci si aspetterebbe dal centro sinistra. Ma così non è. Le sue posizioni sono radicalmente cambiate rispetto a quanto sostenuto anni fa.
Facciamo un altro passo indietro nel tempo, ad una calda giornata del giugno 2017, mentre la città si prepara alla Festa patronale di San Ranieri e al Gioco del Ponte e le spiagge di Marina e Tirrenia iniziano a riempirsi. Consiglio comunale dell’8 giugno 2017, sindaco Pd al secondo mandato (Marco Filippeschi), in quella occasione la sala consiliare è invasa da attivisti contro la guerra, sindacalisti ed esponenti del No Camp Darby di Pisa e Livorno. Gli attivisti consegnano un documento al consigliere Ciccio Auletta (Città in Comune – Rifondazione), «l’amministrazione comunale da un anno è al corrente del potenziamento della base militare Usa e Nato di Camp Darby, ne hanno parlato in Regione ma la notizia non è trapelata». Come la si mette con l’ordine del giorno di dieci anni prima? Semplice, il Pd sceglie di dimenticare la volontà di smantellamento della base, e esponenti dem accusano Auletta e i comitati contrari al potenziamento di Camp Darby di disonestà intellettuale, di attacco politico pretestuoso.
Il potenziamento della base Usa – Nato viene accettato e sublimato dal Partito democratico, si scopre invece la contrarietà del Parco di San Rossore (il cui territorio di pertinenza è direttamente interessato) che in Regione, mesi prima, ha presentato un documento di critica ai lavori che prevedono l’abbattimento di quasi mille alberi; uno storico esponente dei movimenti contro la guerra, Manlio Dinucci, ricorda che da anni il Comando militare Usa e Nato aveva avanzato la richiesta di collegamento della base di Camp Darby al porto di Livorno (attraverso il Fosso dei Navicelli dove imperversano da anni lavori per favorirne la navigabilità) e via ferrovia con la stazione di “Tombolo dock” direttamente connessa alla base, il tutto – ci dice Antonio Piro del Sindacato generale di base – per poter gestire il trasporto di armi con due due treni al giorno (fino ad oggi un treno ogni due o tre mesi).
Nel giugno 2018 si tengono le elezioni comunali e il Pd viene sconfitto. Ad essere eletto sindaco è il leghista Michele Conti. La sua maggioranza, al pari di quella precedente, è rassicurante verso il Comando militare americano, i lavori non subiranno alcun rallentamento, il collegamento della base di Camp Darby alla ferrovia e al porto nucleare di Livorno è assicurato, inutili le proteste dei movimenti contro la guerra (3mila mila in marcia il 2 Giugno scorso), intensificati i lavori per l’abbattimento degli alberi e la costruzione di infrastrutture indispensabili per l’ammodernamento della base.
E se inspiegabilmente una parte della sinistra radicale tace di fronte al potenziamento della base, il 22 febbraio sul quotidiano locale Il Tirreno un ampio reportage parla della restituzione di una piccola area della base Usa all’Italia. Ne aveva parlato anche l’assessore Zambito (Pd) nel giugno 2017, il quotidiano fa una sintesi perfetta spiegando come «l’area ricreativa di Camp Darby sia uno dei punti della “spending review” militare elaborato negli anni scorsi dagli Usa. Il processo prevede minori spese per circa 500 milioni di dollari l’anno e la chiusura entro il 2021 di 15 basi statunitensi presenti in Europa con una riduzione di personale di circa 2mila unità rispetto agli oltre 62mila militari presenti nel Vecchio Continente».
Mentre i politici e i media locali esultano per la restituzione di una piccola parte della base Usa all’Italia, questa porzione è stata scartata dal comando militare Usa perché da tempo inutilizzata e comunque sacrificabile rispetto al collegamento di Camp Darby al mare e alla ferrovia. Anzi, sempre il Sindacato generale di base precisa che a fine 2019 in questa area saranno dislocati i reparti speciali dell’esercito italiano oggi alla caserma Gamerra dei parà, insomma una area militarizzata dagli Usa diventerà area militare italiana, così in un colpo solo vengono cancellati non solo i buoni propositi della mozione, approvata in Consiglio comunale nel 2007 sulla riconversione della base Usa – Nato, ma si va verso l’ulteriore militarizzazione del territorio pisano e livornese come da mesi documenta Franco Busoni della rete civica livornese.
Pisa è sempre più area di guerra, ad Ospedaletto (la decadente area industriale alle porte della città) è stato recentemente inaugurato uno «stabilimento dedicato al programma per l’elicottero a controllo remoto Awhero. Il velivolo prodotto da Leonardo si basa su un elicottero senza pilota già prodotto a Pisa».
Pisa “città della pace”, come venne ribattezzata dai manifestanti che bloccavano con i loro corpi il trasporto delle armi a inizio secolo, si va trasformando in “città della guerra”, i soldi dei cittadini italiani sono in parte impiegati per i lavori infrastrutturali attorno a Camp Darby (in buona parte finanziati dagli Usa), la ricerca pubblica e privata guarda con sempre maggiore interesse all’industria di guerra, del resto proprio negli ultimi giorni numerose università italiane hanno stretto legami con le industrie di armi finanziando appositi corsi e progetti di ricerca.
E cosa hanno da dire gli intellettuali e il mondo della docenza sotto la torre pendente che ospita ben tre università? Niente, silenzio assoluto, vige ormai il famoso silenzio assenso.