“Vi invito a soprassedere dalla comunicazione dei capitoli di gara…”, scrive Conte alla Telt (la società italo-francese responsabile della realizzazione dell’opera Tav) in cui, stile Totò, riesce a metterci dentro di tutto parlando di niente. Come quando da ragazzi si viene interrogati senza avere studiato e si rivendono divagazioni come se fossero risposte. Il governo italiano ha scritto alla Telt per «evitare di assumere impegni di spesa gravanti sull’erario italiano» e anche per «adoperarsi per non pregiudicare gli stanziamenti finanziari posti a disposizione dall’Unione europea». La storia della botte piena e della moglie ubriaca qui si aggiunge di un altro interessante capitolo degno di moderne “baruffe chiozzotte”.
Intano Fico dice (a suo modo, giustamente) che la battaglia contro Tav non è ideologica ma identitaria e allora viene da chiedersi perché mettere in piedi quella baracconata sui costi-benefici quando bastava un capo politico che facesse politica.
Giuseppe Conte è tutto contento per avere steso un documento da azzeccagarbugli che in realtà fa accapponare la pelle. Chi di voi parteciperebbe, mettendoci soldi, fatica e lavoro, a un progetto su cui grava la clausola di dissolvenza che permette al governo di dire “ah, allora ci abbiamo pensato, non ne facciamo niente, riportatevi a casa tutto”? Nemmeno un pazzo, dai, non scherziamo.
La vera clausola di dissolvenza è su questo governo che si tiene in piedi solo perché Salvini non sa bene come fare a tornare a elezioni rompendo con i 5 Stelle per poi essere costretto a fare un governo magari con Berlusconi (e quindi spera di mettere altro fieno in cascina) e i 5 Stelle sono terrorizzati nel mettere alla prova il proprio gradimento nazionale e poi bussare magari alla porta del Pd.
Quindi? Quindi si va avanti anche qui con la clausola di dissolvenza, come quelle coppie, che non si lasciano perché non saprebbero dove andare.
In tutto questo il ministro dell’Interno trova però il tempo di querelare Vauro (e quindi Left, e quindi la nostra direttrice Simona Maggiorelli) per una vignetta di satira che spargerebbe odio. Avete letto bene: Salvini, lo spartitore d’odio (potrebbe scattare un’indagine della Polizia Postale sul suo conto) in tutto questo trova il tempo di querelare Left.
Siamo sulla strada giusta. Resistere.
Buon lunedì.