I poteri reali sono nelle mani delle diverse oligarchie globalizzate, private e pubbliche, le seconde asservite alle prime. In queste condizioni, il progetto politico dell’integrazione europea è destinato a sgretolarsi. E allora occorre ripensare una politica dei beni comuni

Che cosa intendiamo per “politica europea dei beni comuni”?
Per bene comune (da distinguere dal bene comune inteso in senso teologico-filosofico), intendiamo qualsiasi bene (o servizio associato) naturale e artificiale, materiale e immateriale, essenziale per la vita di tutti gli esseri viventi (se esiste il diritto umano all’acqua potabile, esiste anche il diritto dell’acqua ad essere mantenuta in un buono stato ecologico). Per questo motivo, nessuno può appropriarsi di un bene comune a titolo privato ed esclusivo: esso deve essere disponibile e accessibile per tutti. Pertanto è responsabilità comune della collettività (ovvero di tutte le comunità umane) che se ne deve prendere cura e deve garantire il diritto alla vita per tutti nell’uguaglianza, senza distinzioni di nazionalità, di genere, di reddito, di colore della pelle, di posizione geografica, di funzione economica.
Il legame tra il diritto alla vita e i beni comuni è un principio fondamentale della definizione di bene comune. Essendo il diritto alla vita universale, i beni comuni essenziali ad essa fanno parte dell’universalità della vita. Quindi, per definizione, un bene comune è un “bene mondiale”. Non ha nessuna specificità patrimoniale territoriale particolare. Il suo carattere essenziale per la vita fa sì che non si possa dire che fa parte del patrimonio di una regione, di una città, di un paese, di una nazione. D’altronde, con una sola eccezione, tutti i 273 principali bacini idrografici del mondo sono “transnazionali”. Inoltre l’attuale regola che attribuisce la proprietà e la sovranità assoluta “nazionali” sulle “risorse naturali” del territorio di ogni Stato è incompatibile con i principi dell’universalità della vita e della comunità globale della vita della Terra. Ancor più contraddittoria e ingiustificata è la legalizzazione del diritto di proprietà privata sui beni, in teoria riconosciuti come comuni, in particolare il diritto di proprietà intellettuale privata sul vivente e sugli algoritmi. Per politica europea dei beni comuni intendiamo l’insieme dei principi, delle regole, dei mezzi e delle istituzioni che permettono a chi vive in Europa di definire, attuare, perseguire in Europa degli obiettivi precisi di salvaguardia, cura e promozione dei beni comuni (nei termini sopra definiti) nella giustizia, nella democrazia, nella solidarietà, nella fraternità e nella sicurezza d’esistenza in nome di, per e con gli abitanti d’Europa e della Terra. La politica del…

L’economista e docente universitario Riccardo Petrella è uno studioso di globalizzazione, welfare, problemi ambientali e della tematica dell’acqua come diritto alla vita e bene comune. È fondatore e presidente dell’Università dei Beni comuni di Parigi. Il testo, pubblicato su Transform! (tradotto per Left da Catherine Penn) riprende il Rapporto del gruppo di lavoro 7 “I beni comuni pubblici mondiali” dell’Università dei Beni Comuni di Parigi.

L’articolo di Riccardo Petrella prosegue su Left in edicola del 22 marzo 2019


SOMMARIO ACQUISTA