«Ciao, Giulio. Giorni fa io ed una collega abbiamo introdotto, in una terza elementare, l’argomento “bullismo”. Misurando parole, respiri e gestualità, abbiamo cercato di spiegare come si riconosce un bullo, come lo si affronta, cosa si deve fare dinanzi ad un atto di prevaricazione, anche solo verbale. E, come noi, migliaia di altri insegnanti, educatori, tutti professionisti che si dedicano, anima e corpo, ad istruire le nuove generazioni. E a proteggerle. Poi arriva lui e vanifica tutto. Sono davvero avvilito, quand’è che ci siamo ridotti così male? Perdona lo sfogo, un grande abbraccio e grazie per le tue idee».
Mi scrive su Facebook un’insegnante linkandomi l’ultima grande azione di forza del ministro dell’Interno Salvini che in risposta alla legittima opinione di Ramy (il giovane “eroe” che ha contribuito alla liberazione dei suoi compagni dal dirottatore del bus a San Donato Milanese) ha pensato bene di rispondere con un atto di bullismo degno di quelli che bucano il pallone per non fare giocare i più piccoli.
È colpevole, Ramy, come qualche milione di italiani, perché dovrebbe ottenere la cittadinanza premio lui e non i suoi amici che sono nella stessa situazione. Il giovane chiede, in pratica, che venga finalmente riconosciuto lo ius soli che il centrosinistra ha pensato bene di farsi scappare quando si trovava al governo. E cosa fa Salvini? Risponde dicendo «si faccia eleggere e potrà cambiare legge» come se avesse a che fare con un adulto e non con un ragazzino scioccato da un matto che voleva dargli fuoco.
C’è dentro tutto: l’ironia nera, la macabra mancanza di consapevolezza di avere a che fare con una persona evidentemente più fragile di un ministro dell’Interno e di esporlo alla carneficina dei commenti social. E, soprattutto, c’è una risposta che, con la solita immaturità del ministro, risponde scaricando sugli altri: non dice “non sono d’accordo e non farò questa legge” ma gioca di sponda con chi ha davanti.
Insomma, uno schifo. Bullismo. Appunto.
Buon lunedì.