All’inizio erano soltanto piccoli gruppi di persone che si ritrovavano in piazza a leggere un libro in silenzio. Erano le Sentinelle in piedi, arrivate in Italia nell’estate del 2013 sull’esempio dei Veilleurs debout francesi. Le incontravi assorte nella lettura e dopo un’ora se ne andavano: niente schiamazzi, niente cartelli, niente rivendicazioni politiche. Che cosa poteva esserci di più innocuo? L’obiettivo dichiarato era «difendere la libertà di espressione» ma in pratica si trattava di manifestare contro le unioni civili e omosessuali, il diritto all’aborto, l’adozione per i gay o la famigerata “ideologia gender”, spauracchio agitato dalle destre ogni volta che in Italia si tenti di parlare di politiche contro omofobia e stereotipi sessisti.
Ora migliaia di sentinelle e pro-life si sono date appuntamento a Verona dal 29 al 31 marzo per il XIII Congresso mondiale delle famiglie (World congress of families) che, in difesa della cosiddetta “famiglia naturale” – quella che si forma dal legame fra un uomo e una donna «santificato» nel matrimonio – dà voce a politici reazionari e integralisti religiosi italiani e stranieri, a partire dai ministri Salvini, Fontana e Bussetti fino a Katalin Novak, ministra del governo Orbán, o all’ugandese della crociata anti-gay Lucy Akello. Il tutto sotto l’egida del presidente del Wcf, Brian Brown, noto esponente del white nationalism americano, e con la benedizione del presidente russo Putin.
Dato il prolungato battage pubblicitario all’evento, i relatori sono per lo più ormai volti noti (ovviamente c’è anche il senatore leghista Pillon), ma è interessante soffermarsi sul comitato organizzativo italiano dell’evento. Il presidente è…