«Se i bambini avranno l’accortezza di farsi abusare entro i confini dello Stato di Città del Vaticano, saranno tutelati i loro diritti; al di fuori, non possiamo agire». Il presidente di Rete L’Abuso, Francesco Zanardi, commenta così a Left l’atteso motu proprio emanato da papa Francesco in materia di violenze “sessuali” su minori annunciato al termine del summit che si è tenuto in Vaticano a fine febbraio alla presenza dei capi di tutte le conferenze episcopali del mondo. «Questo – prosegue Zanardi – è ciò che nella sostanza è contenuto nel motu proprio di papa Francesco, che è bene ricordare ha validità nel solo Stato della Città del Vaticano e per i cittadini dello Stato vaticano». Prima del vertice vaticano, il presidente dell’associazione italiana di tutela dei diritti delle vittime di pedofilia di matrice clericale è stato ricevuto dalla commissione pontificia insieme ai rappresentanti di altre sette associazioni nazionali di altrettanti Paesi. E in quella occasione agli emissari del papa sono state fatte delle precise richieste e osservazioni sul modo in cui la Chiesa avrebbe dovuto gestire in particolare l’assistenza alle vittime dei preti pedofili in tutto il mondo. «Pur ammettendo – prosegue Zanardi – che le nostre istanze sono state in qualche modo accolte, in primis quella di legiferare in merito all’assistenza alle vittime, che come leggiamo nel documento sarà gestita Direzione di Sanità e Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, mi domando in che modo sarà concretamente realizzata. Dovranno andare in Vaticano per essere aiutate?». A tal proposito le associazioni avevano richiesto degli indennizzi proprio per sovvenzionare “in autonomia” le cure necessarie a chi subisce questo genere di violenza. «Si tratta di misure improponibili, anche se ci venisse pagato il volo per andare in Vaticano dallo psicologo». Il presidente di Rete L’Abuso si sofferma infine sull’applicazione delle norme penali emanate da papa Francesco. «Hanno validità solo all’interno di quell’appezzamento di circa un km quadrato che è la Città del Vaticano, ma che comunque il pontefice potrebbe applicare immediatamente, dando giustizia ai chierichetti della Basilica di S. Pietro, abusati proprio in Vaticano, a due passi dalla sua residenza di S. Marta, dove il Motu proprio ha validità».
Vediamo ora nel dettaglio i passaggi più significativi dei tre documenti emanati da papa Francesco che entreranno in vigore l’1 giugno 2019: il Motu proprio sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili, la legge sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili dello Stato della Città del Vaticano e le Linee guida per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili per il Vicariato della Città del Vaticano. (LEGGI IL DOCUMENTO COMPLETO)
«Desidero rafforzare ulteriormente l’assetto istituzionale e normativo per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili affinché» scrive Bergoglio «nella Curia romana e nello Stato della Città del Vaticano», «maturi in tutti la consapevolezza del dovere di segnalare gli abusi alle Autorità competenti e di cooperare con esse nelle attività di prevenzione e contrasto». Laddove il papa parla di «autorità competenti» si potrebbe pensare che si riferisca alla magistratura “laica” e invece più avanti chiarisce che: «Fatto salvo il sigillo sacramentale (cioè il segreto che grava su tutto ciò che viene detto nell’ambito del confessionale, ndr), i soggetti (gli ecclesiastici, ndr) … sono obbligati a presentare, senza ritardo, denuncia al promotore di giustizia presso il tribunale dello Stato della Città del Vaticano ogniqualvolta, nell’esercizio delle loro funzioni, abbiano notizia o fondati motivi per ritenere che un minore o una persona vulnerabile sia vittima di uno dei reati (di abuso su minori o persone vulnerabili, ndr), qualora commessi anche alternativamente: nel territorio dello Stato; in pregiudizio di cittadini o di residenti nello Stato; in occasione dell’esercizio delle loro funzioni, dai pubblici ufficiali dello Stato». Più chiaro di così. Dopo di che, in relazione alle osservazioni di Zanardi leggiamo: «Alle persone offese dai reati di cui all’articolo 1 della Legge N. CCXCVII è offerta assistenza spirituale, medica e sociale, compresa l’assistenza terapeutica e psicologica di urgenza, nonché informazioni utili di natura legale, tramite il Servizio di accompagnamento gestito dalla Direzione di Sanità e Igiene del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano». Sarebbe questa la tanto pubblicizzata “tolleranza zero” di cui si sente parlare dal giorno in cui Jorge Mario Bergoglio è diventato papa Francesco, ormai sei anni fa? Un summit mondiale in diretta planetaria che si è concluso con l’annuncio di un motu proprio che avrebbe stretto le maglie della giustizia vaticana in materia di pedofilia ed ecco il colpo da maestro: una legge che si occupa solamente della protezione dei minori e delle persone vulnerabili dello Stato della Città del Vaticano. Manca quindi l’obbligo di denuncia e di collaborazione per i vescovi con le autorità civili che tutti si aspettavano, considerando appunto che al summit erano stati convocati tutti i capi delle conferenze episcopali. Ma paradossalmente non può che essere così, dato che questo acclamatissimo motu proprio si occupa solo dei crimini subiti dai cittadini vaticani. Insomma, siamo al solito metodo in voga oltretevere da quasi due millenni per proteggere in primis il potere pontificio: cambiare tutto per non cambiare niente.