La proposta di legge sulla ferma breve non retribuita approvata alla Camera è bocciata dagli studenti, dall’Opal e dal Movimento non violento. Si tratta di un modo surrettizio «per affossare l’obiezione di coscienza e finanziare le strutture del ministero della Difesa»

“Iniziative di percorsi formativi in ambito militare per i cittadini italiani di età compresa fra i 18 e i 22 anni”. Questo è il titolo della proposta di legge 1012, primo firmatario Matteo Perego di Cremnago deputato di Forza Italia. È la nuova trovata legislativa, di iniziativa di 42 parlamentari, tutti forzisti, approvata alla Camera dalla maggioranza legastellata che di (piccole) stelle a cinque punte, vorrebbe ornare, a partire dal prossimo gennaio, i baveri dei giovani italiani. Ai quali, la legge offrirebbe la possibilità di accedere a un percorso educativo specializzato, presso le strutture operative delle Forze armate e dell’Arma dei carabinieri, per un periodo di sei mesi, a titolo volontario e non retribuito, da spendersi nella progressione degli studi, con la valenza di dodici crediti universitari e un attestato in ambito professionale.
D’altronde, stando alla lista degli obiettivi che si prefigge di raggiungere, lunga e ben articolata (in sette punti), la disciplina è assicurata: dalla comprensione del valore civico della difesa della patria quale sacro dovere di ogni cittadino alla cognizione degli alti valori connessi alla difesa delle istituzioni democratiche italiane attraverso lo strumento militare; dall’approfondimento dei principi fondamentali che regolano l’ordinamento militare e degli obblighi imposti per l’assolvimento dei ruoli alla conoscenza delle principali minacce alla sicurezza interna; dallo studio dell’architettura istituzionale preposta alla protezione cibernetica nazionale all’acquisizione di competenze in tema di cooperazione nell’ambito della difesa europea fino agli incontri con le varie realtà economiche e industriali connesse al settore della difesa e della sicurezza.
Ma gli studenti, diretti interessati, non ci stanno e chiedono…

L’articolo di Tania Careddu prosegue su Left in edicola dal 5 aprile 2019


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