Il messaggio è chiaro e inequivocabile: «Una sola lista a sinistra del Pd e alternativa in Europa». Lo hanno spiegato con accenti diversi i partecipanti alla conferenza stampa dove è stato reso noto il simbolo con cui un fronte di forze antiliberiste, femministe, antirazziste ed ecologiste, si presenta alle prossime elezioni europee del 26 maggio.
Il progetto illustrato a Roma, presso l’Hotel Nazionale, in piazza Montecitorio, è semplice: mai come questa volta saremo costretti a parlare di Europa e il Parlamento di Strasburgo di fatto impone di riconoscersi in quelle che sono le fondamentali “famiglie europee”. Quella socialista, incarnata in Italia dal Pd, quella liberale dell’Alde, in cui confluiranno gli eventuali eletti di Più Europa, attenti ai diritti civili ma distanti anni luce dalla sinistra rispetto ai diritti sociali e alle tematiche ambientaliste spesso incompatibili con i grandi interessi. E poi i Verdi con cui in Europa spesso si sono condivise battaglie fondamentali per il futuro e per il presente del pianeta ma che spesso non arrivano a criticare alle radici il modello di sviluppo.
Tralasciando ovviamente le famiglie del centro destra (che nel continente hanno governato da decenni con le forze socialiste) restano il gruppo Gue/Ngl e il Partito della sinistra europea, European left per come è scritto sul simbolo, di cui la lista presentata oggi, “La Sinistra”, fa parte. I sondaggi danno questa sinistra in Europa in crescita, da noi si è riusciti oggi a definire un percorso che potrà portare nuova linfa ad un progetto e ad un gruppo peraltro nato proprio a Roma nel lontanissimo 2004. Una sinistra che prova a riunirsi, non per la sopravvivenza di ceti politici, come un pensiero populista dominante tende a raccontare, ma per un patrimonio di contenuti comuni, di battaglie sociali e politiche, per un simile approccio al mondo, al presente e al futuro, che le altre forze in campo non hanno.
Lo ha segnalato molto bene nel suo intervento Eleonora Forenza, europarlamentare uscente, disegnando le ragioni di questo “terzo spazio” incompatibile tanto con il liberismo sfrenato che ha accomunato con le politiche di austerity liberali, popolari e socialisti, quanto con il nazionalismo xenofobo e oscurantista delle destre sovraniste che governano anche in Italia. «I movimenti delle donne, quelli ambientalisti e antirazzisti che hanno riempito le piazze di primavera – ha sottolineato Forenza che si ricandiderà alle elezioni – sono la dimostrazione che c’è una parte di Paese che vuole avere un futuro diverso da quello che gli viene imposto oggi. Noi siamo e rivendichiamo di essere quelle e quelli dei porti aperti. Il governo italiano è quello che utilizza la parola “solidarietà” come richiesta da fare all’Europa per fermare i migranti; noi siamo invece solidali con i 49 richiedenti asilo della Mare Jonio, criminalizzati da Salvini e dal M5s».
Maurizio Acerbo, segretario del Prc-Se ha sottolineato come, a differenza di quanto affermato dalle sedicenti opposizioni in Italia, da noi il problema non sia risolvibile dando qualcosa ai poveri ma affrontando alla radice il tema delle diseguaglianze sociali. Una parola che ha accomunato tutti gli interventi è stata quella di una “patrimoniale” con cui ristabilire anche la logica per cui bisogna prendere da chi ha di più e non continuare a strozzare chi non ha più niente. L’Europa delle politiche neoliberiste volute da tutti, dei trattati votati da tutti, a cominciare da Maastricht, tranne che dalle forze che si riconoscono oggi in questa lista, ha prodotto in questi anni 110 milioni di poveri, una cifra enorme. «Venendo qui – ha concluso Acerbo – ho visto i manifesti di Fratelli d’Italia in cui si diceva di volere cambiare totalmente l’Europa. Quasi a voler far credere che siano stati gli ufo a votare le norme che ci hanno ridotto così. Se Salvini oggi rischia di raggiungere risultati enormi è colpa di un centro sinistra che non ha voluto ascoltare le nostre richieste e gli allarmi che lanciavamo».
Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana Si, partendo anche dalla fine di una esperienza come Liberi e uguali, delinea i tanti punti che rendono il progetto de “La Sinistra” diverso e non assimilabile ad altri. «Le nostre posizioni sui trattati, sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, sulla guerra, sul diritto d’asilo, sui diritti sociali – ha ribadito – non sono neanche “rivoluzionarie”, di patrimoniale parla anche il Partito democratico americano, lavorare meno è ormai pratica anche in alcuni Paesi europei e fa parte del dibattito politico normalmente. Da noi sembra impossibile». Entro la settimana verranno resi noti i nomi delle candidate e dei candidati, che si vogliono non solo come espressione dei partiti ma soprattutto della ricchezza del mondo associativo e dei movimenti con cui si è in relazione. Una lista quindi chiara e netta nei contenuti ma aperta al mondo ampio di chi si oppone ad un modello di vita considerato inaccettabile. Domenica 14 aprile si svolgerà una assemblea di lancio della lista a Roma, al teatro Quirino, in via delle Vergini 7 a partire dalle 10.