A soli tre giorni di distanza dalla festa della Liberazione, ad Adro, in provincia di Brescia, paese leghista e roccaforte dell’ex sindaco Oscar Lancini (ora è vice) verrà inaugurato il “Museo del ricordo”.
Proprio il 28 aprile, giorno listato a lutto per l’estrema destra nazionale, poiché anniversario della morte di Benito Mussolini.
Saranno dunque le ex scuole materne di via Padania, ad ospitare la collezione di documenti, armi, proiettili di vario calibro e cimeli che raccontano e rievocano in gran parte il periodo peggiore della nostra storia, ovvero il Ventennio fascista.
Il “Museo del ricordo”, curato dall’imprenditore settantunenne Tullio Gaibotti, in passato creò polemiche arrivate da più parti in quanto accusato di revisionismo e di esaltare il mito della guerra. In particolare, a finire nel mirino erano state le numerose fotografie del Duce e quelle di studenti universitari in camicia nera, esposte in bella mostra in mezzo a tante altre divise della Rsi.
Ora il trasloco, dalla piccola sede privata di Cologne, dove è nato nel 2005, agli ottocento metri quadrati dell’ex scuola dell’infanzia di Adro. La collezione è composta da documenti legati al periodo storico compreso tra il 1918 e il 1945, tutte le parti politiche di quegli anni sono coinvolte.
Domani mattina, all’apertura ufficiale della mostra, prevista alle ore 9, parteciperanno le autorità comunali al gran completo e l’intera manifestazione sarà accompagnata dalla fanfara “Arturo Scattini” di Bergamo.
Un evento che in questi giorni è stato ampiamente pubblicizzato e sostenuto sui social da gruppi identitari della zona come Forza Nuova, i MOS di Palazzolo sull’Oglio e altri personaggi nostalgici.
Nuova bufera perciò nel paese dell’eurodeputato e vice sindaco Lancini, leghista di ferro e conosciuto alle cronache nazionali per aver tappezzato con settecento simboli verdi del “Sole delle Alpi” l’istituto comprensivo scolastico nel 2010. Lancini aveva già fatto scalpore qualche mese prima, distinguendosi per la scelta di negare la mensa ad alcuni bambini (per la maggior parte stranieri) le cui famiglie in difficoltà economiche non riuscivano a pagare la retta. Tutte provocazioni sensazionalistiche, compresa la proposta della taglia da 500 euro, premio per i vigili urbani capaci di scovare clandestini sul territorio.
E sebbene siano in molti a respingere ora con fermezza le accuse di nazionalismo o di propaganda dal Museo del Ricordo, l’idea di esibire pubblicamente reperti e cimeli neri, con l’obiettivo finale di promuovere un giorno attività didattica per le nuove generazioni rimane decisamente ambigua e preoccupante.
Mi domando quale possa essere il valore pedagogico e istruttivo nella diffusione di questi materiali. Sicuramente, la conoscenza della storia non viene trasmessa esibendo simboli di guerra e di morte, piuttosto spiegando e ricordando eventi tragici, in modo da impedire che possano ripetersi in futuro. A questo serve infatti l’apprendimento della memoria. Dicono inoltre che fascismo e antifascismo siano roba vecchia, superata e persino dimenticata. Eppure, a Predappio, la Betlemme del Duce, almeno tre volte l’anno, centinaia di persone in divisa nera continuano ad arrivare per commemorare la nascita, morte di Mussolini (domani) e anniversario della marcia su Roma. Solo folklore?