Ho incontrato Ascanio Celestini dopo uno spettacolo che ha portato al teatro Palladium a conclusione di un laboratorio tenuto in collaborazione con gli studenti del Dams dell’Università di Roma Tre. Ci eravamo dati appuntamento per parlare del suo ultimo libro Barzellette edito da Einaudi ma lo spettacolo aveva creato una atmosfera particolare che mi ha spinto, quasi costretto, a cambiare programma e questo è l’incontro che ne è venuto fuori.
Per chi non lo avesse visto, lo spettacolo si chiamava Storie di persone, quasi fosse il titolo di tutto il suo lavoro di sempre: era infatti il racconto delle vite di varie persone. Vere, immaginarie, reali, surreali, ed è iniziato con la storia di Davide Bifolco il ragazzo che cinque anni fa a Napoli è stato ucciso da un carabiniere il quale sostiene che il colpo sia partito accidentalmente mentre cercava di arrestarlo. Ascanio Celestini nel riportarne la storia, alternando il punto di visita del padre e della madre, ne restituisce una dimensione umana che nessuna informazione giornalistica, pur corretta e esatta, era riuscita a trasmettere.
Provo a chiedergli l’impossibile, a carpire il segreto della sua abilità di narratore e di creatore di atmosfere magiche…
«Si tratta di ridare alle cose il loro valore e a volte è molto semplice. Per raccontare la storia di Davide Bifolco e spiegare che era solo un bambino è bastato dire che prima di uscire di casa aveva detto alla mamma: “Oh mi raccomando preparami il pigiama che stanotte papà non c’è dormo con te”. Un bravo giornalista o un storico – approfondisce Celestini – cerca di raccontare non tanto i fatti della vita quotidiana ma la concretezza della vita, su questo gli storici si interrogano da sempre. Un tempo gli antropologi andavano al porto ad ascoltare i pes..