Con gli arbitrati investitori-Stati, come quelli previsti dall’accordo di libero scambio Ceta, le multinazionali possono scavalcare le norme su ambiente, salute, lavoro. Per la Corte Ue sono compatibili col diritto comunitario. I pentaleghisti potrebbero opporsi ma si guardano dal farlo

Secondo Giorgia Meloni, l’Unione europea serve solo a decidere «il diametro delle zucchine che i pescatori (sigh!) devono pescare nei mari italiani». Magari fosse vero. La mattina del 30 aprile, la Corte di giustizia Ue ha emesso una sentenza che potrebbe avere un impatto devastante sul futuro prossimo di tutti i cittadini dell’Unione. La decisione della Corte riguarda la compatibilità con il diritto comunitario di una clausola del Ceta, il trattato tra Unione europea e Canada in via di approvazione tra tutti i Paesi dell’Unione, compreso quello guidato dal governo “sovranista” di Salvini e Di Maio.
La clausola in questione si chiama Isds (Investor-State dispute settlement) ed è una delle più potenti armi di distruzione di massa nelle mani delle multinazionali per tutelare i loro interessi. Nato nel 1950, il sistema di risoluzione delle controversie tra investitori e Stati ha, formalmente, lo scopo di tutelare chi investe in un Paese straniero che con la madre patria ha siglato un accordo di libero scambio. La logica dovrebbe essere quella di mettere al riparo gli investitori da espropri, nazionalizzazioni e pratiche commerciali scorrette. Nella pratica, però, l’Isds mette a disposizione delle corporation un circuito giudiziario privato (tecnicamente un arbitrato) che gli permette di citare in giudizio avanti un “tribunale” internazionale qualsiasi governo nel caso in cui ritenesse di trovarsi di fronte a qualsiasi legge, normativa o regolamento che provochi una «lesione della legittima aspettativa di profitto». Una definizione talmente ampia e vaga da poter comprendere qualsiasi cosa. A farne le spese, di solito, sono le norme a tutela dell’ambiente, della salute e dei diritti dei lavoratori. I governi citati in causa possono scegliere se ritirare la legge, proseguire la causa o patteggiare. Negli ultimi trent’anni, in tutto il mondo, a causa dell’Isds gli Stati hanno dovuto pagare 84,4 miliardi di dollari alle imprese private a seguito di sentenze sfavorevoli (67,5 miliardi) o costosi patteggiamenti (16,9 miliardi).
Le cause Isds si svolgono normalmente a porte chiuse e nella decisione non rientrano elementi co…

L’articolo di Mario Schiaffino prosegue su Left in edicola dal 10 maggio 2019


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