Grazie ad un processo partecipato, un gruppo di fiorentini ha lanciato una proposta per rivoluzionare la mobilità urbana. E renderla green

Firenze città delle colline, delle Cascine e di Boboli, Firenze disegnata nella natura docile dei pendii e dei terreni agricoli e delle olivete ammansite dalla sapienza contadina da qualche decennio è cambiata. I quartieri nuovi si sono sempre più inseriti sotto le pendici con l’enorme espansione degli anni Cinquanta e Sessanta di Coverciano, Gignoro, Novoli… E le strade ormai tutte asfaltate hanno fatto dimenticare ai fiorentini il rapporto quotidiano col verde e la campagna, da sempre intimo e affascinante.

È stato col processo partecipato “San Salvi per tutti”, nato in un’area in Firenze di decine di ettari e oltre 40 edifici, che i cittadini hanno scoperto quanto sia necessario ribaltare la visione che fino ad oggi si è avuta dei parchi e giardini della città, come oasi da raggiungere per ritrovare i colori della natura, respirare un’aria meno inquinata, fare due passi.

Firenze ancora oggi non ha un piano comunale del verde urbano, dei brandelli sono presenti nel piano della tramvia che ha dovuto censire i luoghi che affianca e a cui porta, tra cui i giardini, ma non esiste il necessario piano complessivo. Un piano cui si aggiunga anche la parte dell’agricoltura urbana e degli orti urbani, che tanto servono come scudo contro le speculazioni edilizie sui terreni delle periferie, a sostegno del reddito tramite l’autoconsumo e a diffondere la cultura agricola.

È stato così, con un percorso partecipato che i cittadini hanno riflettuto su questa mancanza e, occupandosi di un singolo parco, quello di San Salvi, hanno scoperto che può e deve esistere un sistema dei parchi. Non un percorso qualsiasi, ma uno richiesto e autorganizzato dai cittadini, intelligentemente autorizzato dalla Autorità per la promozione della partecipazione.

Un percorso che per il suo successo progettuale apre la strada a ottenere un piano comunale del verde che sia esso stesso il felice prodotto di una azione partecipata, ideato coi cittadini, con un loro ampio coinvolgimento.

La forza creativa e la volontà popolare di “San Salvi per tutti” si è affacciata dapprima frammentata, con esigenze espresse da gruppi di cittadini e da associazioni come i camminatori, coloro che si preparano alle maratone, chi pratica il nordic walking, i ciclisti da strada, gli appassionati di mountain bike, quelli che intendono fare lunghe passeggiate nel verde, anche col proprio cane, e chi ha proposto percorsi per la pet therapy.

A quasi tutti in riferimento a queste esigenze, stava stretto l’esistente, bello e trascurato, Parco di San Salvi. Si è dunque pensato quali nuove aperture e accessi predisporre per nuovi necessari collegamenti che rendessero possibile appagare queste necessità di spostamento e di movimento. I cittadini volevano vedere bene cosa c’era prossimo a San Salvi di verde.

Le formidabili ingegnere e architette volontarie del processo partecipato hanno prodotto una mappa della città con le distanze tra le aree verdi. Così tutti assieme abbiamo ragionato, scoprendo con grande meraviglia che i parchi, da singole oasi, potevano essere collegati e posti a sistema.

Dalla ex Areanaturale protetta del Mensola che parte da Monte Ceceri e attraversa i boschi fiesolani e discende le pendici di Settignano si giunge prossimi a San Salvi e da questo, con un sottopasso di 20 metri si può collegare l’area alla via aretina proprio dove si accede al verde dei grandi giardini di Bellariva e alle sue piscine, e da lì, come previsto dal piano regolatore e da quello urbanistico, con una passerella pedociclabile sull’Arno si unisce Bellariva al parco dell’Anconella che la guarda dalla sponda opposta.

Il progetto di riassetto di Bellariva e dell’Anconella e della passerella nel frattempo è stato donato dalla Fondazione architetti di Firenze al Comune. Pare oggi dimenticato in un cassetto.

Dall’Anconella proseguendo lungo l’Arno verso centro città si giunge a circa 300 metri dal parco di Villa di Rusciano e dal famoso Viale dei colli che porta a Piazzale Michelangelo, San Miniato, Arcetri e sfociando sulla destra di Porta Romana a Bobolino e al granducale Boboli collegato al Forte di Belvedere e al vasto giardino della Scuola d’Arte. Sulla sinistra invece, attraversata la stretta via Senese, risale repentino sulla meravigliosa collina di Marignolle e, passato il poggio di Bellosguardo, da via Uliveto accede al grande parco di villa Strozzi che ha una delle sue uscite collocate su via Pisana, proprio a circa 300 metri dal ponte pedociclabile e tramviario che immette alle famose Cascine, l’immenso parco della città, adagiato sul ciglio dell’Arno.

Si crea così un verde ferro di cavallo per Firenze, fatto dei suoi parchi e giardini. Via di collegamento che può cambiare i nostri stili di vita e consente di ritrovare la mobilità nel verde, ciclabile e pedonale, per tratti utili oltre che alle proprie passioni e sport, a recarsi al lavoro e a scuola, al mercato o presso uffici pubblici.

Dunque è possibile con l’impegno di pochi milioni di euro studiare e sviluppare i necessari collegamenti per far attraversare in sicurezza i brevi tratti che tengono ancora oggi divise la aree verdi della città. Laddove l’unica infrastruttura onerosa è la passerella pedociclabile sull’Arno per meglio collegare i giardini di Bellariva al parco dell’Anconella oggi collegati dai ponti di Varlungo e da Verrazzano. Queste due aree verdi ad est e quella a ovest delle Cascine, consentono al sistema dei parchi di unire anche quel parco dell’Arno che si spera divenga realtà. E che serva a risolvere il trauma che a Firenze fa vedere il fiume come una cesura, un muro d’acqua, anziché come era e come è in tutte le città che ne hanno uno, una grande via di collegamento e un giardino sulle sue sponde. Il trauma dicevo dell’alluvione del ‘66 e delle tante altre gravi e precedenti va risolto, anche rendendolo navigabile con le moderne modalità che lo consentono, così come pensato dalla giunta Primicerio più di venti anni fa.

Il sistema dei parchi affiorato nel percorso partecipato è stato valutato assieme al segretariato regionale Mibac della Toscana, il quale ha lodato molto l’idea perché occupandosi di turismo ecosostenibile intende promuovere il progetto della pedociclabile che colleghi Arezzo con Pisa passando da Firenze ma si poneva il problema di come non portare anche quel turismo a impattare direttamente nel centro storico già congestionato. Un sistema dei parchi, ben compatibile con le inclinazioni di quel turismo e dotato di attigue strutture di servizio serve a far conoscere anche la parte meno centrale ma bella e importante di Firenze. Basti pensare Al cenacolo dell’Andrea del Sarto o alle balze settignanesi.

Ma un sistema dei parchi è anche un generatore di lavoro per associazioni e cooperative di giovani, che possono gestire punti di riparazione e di noleggio per biciclette, monopattini elettrici e non, skate, pattini ecc. che possono occuparsi degli asinelli della ono-terapia con i giovani psicologi coinvolti, che possono narrare le storie dei singoli parchi e presentarne le varietà arboree, floreali, officinali, che possono informare e indirizzare il turismo dei camminatori e ciclistico, che possono organizzare giornate escursionistiche delle colline e offrire attività culturali, ricreative e di ginnastiche dolci. Una economia nel verde, del verde.

La rivoluzione, di stile di vita e culturale, sta nel passare dal giardino visto come oasi attorniata dal cemento, da raggiungere partendo da casa o dall’ufficio, alla mobilità svolta in tutto o in parte nel pieno verde, per raggiungere la casa o l’ufficio. Il verde torna di nuovo percorso per la donna e l’uomo, luogo di parte delle proprie attività.

La cosa buffa di tutto questo percorso che ci ha portati a cambiare tutta l’idea del rapporto tra il verde e la città è che è avvenuta seguendo un ciuccio, immaginando tutti assieme, cittadini, camminatori, ciclisti.. di dare un sentiero all’asinello che i proponenti del centro di pet-therapy in San Salvi, area dell’ex ospedale psichiatrico, hanno chiesto per avviare l’attività. Terapia dolce che riscatta la dura coercizione che alcuni pazienti vissero nei suoi padiglioni, molti dei quali erano di provenienza rurale.

Iacopo Ghelli è candidato al Consiglio comunale di Firenze per Firenze città aperta Bundu sindaca