Se una sera d’estate un viaggiatore capitasse a Lamezia Terme, in una delle piazze del centro storico, dovrebbe rivedere da capo quel che gli avevano raccontato della Calabria e dei calabresi. Se una sera d’estate quel viaggiatore si fermasse ad ascoltare quanto si dice e si racconta nelle piazze del centro di Lamezia Terme o nel grande chiostro di San Domenico, avrebbe finalmente chiaro che la Calabria è terra di ‘ndrangheta, di complicità e di collusioni, ma allo stesso tempo è frontiera di resistenza, di impegno, di coscienza collettiva.
Perché a Lamezia Terme, da un decennio a questa parte, a fine giugno, le piazze si riempiono dei colori e delle parole di Trame, il festival di libri sulle mafie che quest’anno arriva alla sua nona edizione, programmata dal 19 al 23 giugno. Cos’è Trame? Un festival, appunto. Una rassegna di libri e autori che indagano, studiano e analizzano i fenomeni mafiosi.
Ma Trame è anche molte altre cose. Un laboratorio permanente che durante il resto dell’anno va nelle scuole a fare lavoro di memoria e di ricerca con i bambini, i ragazzi, le studentesse e gli studenti. È un luogo anche fisico, Civico Trame, uno spazio pubblico un tempo abbandonato e ora recuperato alla comunità dove si incontrano esperienze diverse: giovani e anziani, associazioni e imprese. Un luogo dove si svolgono corsi di giornalismo civico e dibattiti pubblici.
Il viaggiatore che arriverà a Lamezia Terme tra il 19 e il 23 giugno scoprirà un programma di oltre quaranta appuntamenti con scrittori, giornalisti, libri, approfondimenti, documentari, musica, teatro. Un festival, ma in realtà una festa. Della libertà e del coraggio. Retorica? Non proprio. Perché in certi posti d’Italia, in Calabria e a Lamezia Terme – città che per tre volte in venticinque anni ha conosciuto lo scioglimento dell’amministrazione comunale per mafia – scegliere di andare in una piazza, prendere posto e partecipare a un incontro pubblico dove si parla di mafie, non è una semplice presenza, ma una presa di posizione: un’opzione etica.
Certo, nel vedere quelle piazze gremite, il viaggiatore potrebbe pensare che lo spazio dell’impegno e del coraggio è molto vasto. È vero, e anche a questo serve un festival come Trame: a non far sentire soli i cittadini che credono nella legalità, nei diritti e nelle libertà democratiche. Essere in tanti, in queste sere d’estate, significa avere consapevolezza che in tanti si vuole e si crede che le mafie non sono invincibili.
Il tema scelto quest’anno dal festival prende in prestito una frase scritta da Primo Levi, nel centenario della sua nascita: “Voi che vivete sicuri…”. Perché il tema della sicurezza, non agitato come spauracchio contro pericoli immaginari o artificiosi, è l’essenza della democrazia in alcune zone d’Italia. La sicurezza del singolo cittadino, la sicurezza economica dell’imprenditore, la sicurezza dei beni e delle proprietà. In Calabria, il pericolo non viene da lontano, non viene dallo straniero, ma il pericolo arriva dal vicino di casa, dal mafioso della porta accanto, dallo ‘ndranghetista che frequenta il bar del paese.
Il viaggiatore che sarà a Lamezia Terme nelle sere d’estate tra il 19 e il 23 giugno potrà incontrare i volti freschi di decine di ragazze e ragazzi. Sono i volontari del festival, vengono da tutta Italia e rappresentano l’anima di Trame. Con le loro magliette colorate popolano le piazze del centro. Ogni anno, da nove anni, oltre un centinaio di volontari partecipa al festival: un drappello che ormai si ingrossa sempre di più e si rinnova anno dopo anno. Ragazze e ragazzi che stringono amicizie tra loro, si confrontano su temi complessi, vivificano parole che altrimenti potrebbero volatilizzarsi. I volontari di Trame ne rappresentano l’essenza.
Se una sera d’estate un viaggiatore si trovasse a Lamezia Terme, nei giorni di Trame, avrebbe chiaro che esiste un’Italia che non si rassegna al pessimismo, un’Italia che crede un’Italia migliore. E non è poco.
Il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri è il direttore di Trame festival