Abolita nella prova di italiano alla maturità, la materia è in crisi anche nelle università. Come reagire all’attacco che stanno subendo le discipline storiche? Con iniziative pubbliche come l’appello “La storia è un bene comune”, ma anche scrivendo manuali secondo nuove prospettive

La crisi della storia sembra essere sotto gli occhi di tutti. In Italia, in particolare, la questione sembra aver assunto connotati decisamente inquietanti.
Basti richiamare le parole del recente appello accorato di Andrea Giardina, Liliana Segre e Andrea Camilleri (“La storia è un bene comune”), cui si sono unite le firme di migliaia di cittadini e di cittadine, preoccupati per la sorte delle discipline storiche.
Il quadro è in effetti abbastanza chiaro: si sta contraendo, nelle scuole, lo spazio e il peso della materia “storia” (o si pretende magari di associarla in modo un po’ raffazzonato alla geografia, altra grande vittima dei tempi recenti, per inventare un ibrido mal definito cui si è pensato di dar il nome di geo-storia). Gli insegnanti di storia nei licei e nelle superiori (laureati per lo più in lettere o in filosofia) hanno in molti casi seguito percorsi di formazione universitaria in cui allo studio della storia è stato non di rado riservato un peso marginale; e spesso, se non sono particolarmente consapevoli o motivati, tendono di conseguenza, a loro volta, a considerare la materia in modo del tutto ancillare. La frase «oggi in classe facciamo filosofia, per quanto riguarda storia studiate a casa il manuale da pag. X a pag. Y» ricorre frequentemente come una sorta di triste mantra nelle aule di molti licei (un po’ meglio sembrano andare le cose negli istituti professionali). La prova di storia alla maturità (peraltro già da tempo ampiamente disertata dai più, anche per via dell’eccessiva astrusità di molte delle tracce proposte nel corso degli anni) è stata di recente soppressa. E se è parsa assolutamente lodevole la proposta di reintrodurre nelle scuole l’insegnamento dell’educazione civica, può risultare in vero più discutibile il fatto che sarà poi proprio la storia (già in sofferenza) a dover fare le spese delle ore di didattica in più da destinare ad infondere nei giovani la cultura della cittadinanza.
Non meno inquietante è del resto…

Francesco Somaini, storico, docente all’Università del Salento, è anche presidente del circolo Rosselli di Milano. La sua riflessione sulla storia è a margine di una giornata di studi leccese.

L’articolo di Francesco Somaini prosegue su Left in edicola dal 28 giugno 2019


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