C’è confusione, oltre che oltraggio alle istituzioni, di questi tempi. E succede l’inimmaginabile. C’è un ministro dell’interno che riesce addirittura a superare il suo vecchio maestro Berlusconi (perché è sempre quel il cordone ombelicale, ricordatelo sempre agli amici leghisti, con Berlusconi governano ovunque, ovunque). Le parole di Salvini sono un conato continuo, vomito sulla magistratura, sulle istituzioni, dappertutto. Ed è normale che l’Associazione Nazionale Magistrati se ne risenta. Ci mancherebbe. Del resto il ministro dell’inferno riuscirebbe a far perdere la pazienza anche a un santo, anche a un morto.
Poi c’è questa terribile intervista all’uomo della Guardia di Finanza (che dovrebbe essere un’istituzione, se non ricordo male) in cui rivendica il diritto di essere un’eroe e contesta la magistratura. Un uomo della Guardia di Finanza. Avete letto bene. Il nostro eroe ovviamente si fa intervistare dall’Adnkronos ma preferisce rimanere anonimo (ma va?) e ci informa che la Guardia di Finanza è da considerarsi nave da guerra in guerra (ah sì? siamo un guerra e non ce ne siamo accorti? Chi ci ha invaso? La Svizzera?) e poi pronuncia la parola magica: il popolo. Dice: cosa vuole il popolo? E mette i brividi pensare che un uomo in divisa ragioni così, dimenticando la funzione della politica che diventa apolitica. Che peccato.
Poi c’è Sassoli eletto presidente del Parlamento Europeo Non c’è che dire: Salvini ha proprio ribaltato l’Europa, eh. Chissà quanta bile. Però Sassoli ha detto una cosa fondamentale: bisogna rivedere il trattato di Dublino. Decidere di cambiare le regole europee. Quello stesso trattato che Salvini e compagnia hanno snobbato quando erano eurodeputati profumatamente pagati. È stato rivoluzionario Sassoli: ci ha ricordato che la politica si fa con la politica.
In tempi di nani ci vuole niente a sembrare giganti.
Buon giovedì.