Forti le reazioni sul caso Lega-Russia: il ministro dell’interno aveva tentato di chiudere tutto come semplice blablabla e invece, ovviamente, la cosa ieri è montata e, ovviamente, l’opposizione ha fatto l’opposizione. Così accade che nel Parlamento (che sembra diventato il paese di Bengodi) qualcuno pretenda di avere risposte e spiegazioni un po’ più convincenti dei versetti da bulletto che ha grugnito Salvini e la presidente del Senato Casellati decide che no, che in Parlamento non si deve parlare (nonostante il nome Parlamento) di pettegolezzi giornalistici.
Poiché la realtà supera la fantasia, non passano molti minuti che i pettegolezzi giornalistici diventano un’indagine. E chissà come ci sarà rimasta male, la Casellati, di questi giudici che si mettono in testa di indagare sui pettegolezzi, eh?
Ma c’è un’altra cosa curiosa nell’affare Lega-Russi che andrebbe sottolineato: Gianluca Savoini (l’uomo registrato mentre tentava di convincere i russi a finanziare la Lega) aveva smentito quell’incontro che invece oggi è costretto a confermare. Non ci credete? È tutto qui. Quindi si potrebbe serenamente dire che siano bugiardi, almeno questo.
Poi c’è la reazione di Di Maio, potentissima e decisa come al solito: “meglio Putin che i petrolieri” ha detto il ministro. Perché lui funziona così, con un ragionamento singolo: se spunta merda basta trovarne una nel passato che puzzi di più, così sarà sempre colpa di quelli prima. E fa niente se intanto ci affoghiamo dentro. E così accade che i rivoluzionari da tastiera siano passati da “e allora il Pd?” a “e allora il Pci?”. Secondo me se qualcuno osserva questo Paese da fuori si scompiscia dal ridere.
Ultimo ma non ultimo il buon Giorgetti che ci vuole convincere che quel Savoini sia solo un millantatore. E sarà per questo che il ministro dell’interno se lo porta nelle riunioni di Stato. Eh già.
Buon venerdì.