Capiamoci: per giornate come ieri 24 luglio non serve nemmeno scrivere un editoriale, basta la cronaca nuda. C’è un ministro dell’interno che dice di conoscere di vista Gianluca Savoini e di non averlo invitato con lui nel viaggio in Russia in cui lo stesso Savoini ha pateticamente provato a farsi pagare dai russi (perché questi difendono l’Italia da Macron ma sono pronti a fare da zerbino a Putin, un sovranismo sguercio).
Il ministro dell’Interno viene chiamato in aula per spiegare cosa ha fatto quel giorno e per provare a chiarire le continue bugie che ci propina sulla vicenda (all’inizio quasi aveva negato di conoscere Savoini, tanto per fare un esempio) e decide che la questione non è importante, dimenticando che non sta a lui la scelta ma agli elettori e al Parlamento.
Il presidente del consiglio (le minuscole sono tutte volute) va a fare da supplente al ministro in una buffa inversione dei ruoli, scegliendo di riferire al Parlamento (non si capisce bene per cosa) e in sostanza scarica Salvini: «Non ho ricevuto informazioni dal ministro competente», dice Conte. Aggiungendo: «Sulla base delle informazioni disponibili alla presidenza del consiglio posso precisare che il signor Savoini non riveste e non ha rivestito incarichi formali di consulente esperto di questo governo. Era presente a Mosca il 15 e 16 luglio 2018 a seguito del ministro Salvini»
Mentre parla Conte il M5s decide di uscire dall’Aula. Come rimostranza nei confronti di Salvini, dicono. Il loro alleato di governo. Conte si incazza. Qualcuno del Movimento ammette che forse quella mossa è stata una cazzata: «Oggi, pochi istanti prima dell’intervento del premier in Senato, con un messaggio non firmato ci è stato chiesto di abbandonare l’aula. Dissociandomi dall’iniziativa, che non mi appartiene nel metodo e nel contenuto, sono restato al mio posto insieme a molti miei colleghi. Credo che, anche per il bene del Movimento 5 stelle, sia giunto il momento di valutare attentamente le decisioni unilaterali del “capo” e della comunicazione che lo consiglia» ha detto Mattia Crucioli.
Il Pd decide di voler presentare una mozione di sfiducia. Salvini dice di esserne orgoglioso e la paragona agli attacchi delle Ong (ma lui è scappato come un coniglio) e agli attacchi dei Casamonica. L’opposizione dipinta come mafia.
Ecco. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
Buon giovedì.