Dice il vicepremier Luigi Di Maio che sulla foto del ragazzo bendato in caserma a Roma, a proposito dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, si sta facendo troppa caciara. Ha detto proprio così. Forte Di Maio: quello che non capisce per lui è solo rumore di fondo. Peccato che Giuseppe Conte, ad esempio, essendo uomo di legge sappia benissimo che quella foto rischia di essere la dodicesima coltellata inferta al carabiniere e per questo l’ha condannata senza se e senza ma.
Volendo vedere bene quella foto è il miglior regalo che si potesse fare alla difesa dei due ragazzi americani (uno di loro ha confessato di essere l’autore delle undici coltellate). La giustizia (per fortuna) non funziona come i commenti evacuati su Facebook ma segue precise regole di procedura e non è un caso che nonostante il quadro probatorio sembri abbastanza solido (c’è la confessione del ragazzo anche se non è ancora chiara del tutto la dinamica dei fatti) già negli Usa sono partiti i parallelismi con la vicenda di Amanda Knox e nonostante il ministro dell’interno mostri i muscoli si sa bene che l’Italia ha vissuto più di qualche pressione dagli americani.
Non è un caso che proprio l’avvocato Luciano Ghirga, ex difensore della Knox, abbia fatto quest’analogia e in un’intervista a Radio Capital abbia dichiarato: «Amanda fu portata in questura senza avvocato, fece una confessione, la Corte Europea stabilì che c’era stata violazione del diritto di difesa, quindi di un diritto umano. Vedo un’analogia con la notte in questura di Amanda, e nel suo caso della confessione non si tenne conto».
Il legale dell’altro ragazzo americano, Francesco Codini, ha preso la palla al balzo per dire «Quella foto mi ha fatto davvero un brutto effetto. Oggi abbiamo provato ad andare in carcere per parlare con il mio assistito ma non è stato possibile: voglio capire cosa sia successo e se anche lui è stato bendato e legato».
E se non bastasse c’è l’avvocato Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere penali. che intervistato dall’Agi ha detto: «Chi in queste ore sta sostenendo quella foto, giustificando l’operato di chi ha agito in quel modo nei confronti del cittadino americano prima della sua deposizione, sta facendo un danno al carabiniere che ha perso la vita e a chi vorrebbe che venisse fatta giustizia al più presto. È un gesto da ottusi e da stupidi. Perché un atto istruttorio, sia esso una confessione, una testimonianza o un interrogatorio, se svolto con modalità che coartano la libera determinazione di una persona deve essere dichiarato nullo. Anche se poi quelle dichiarazioni dovessero essere confermate in una fase successiva».
Il celebre avvocato americano Alan Dershowitz ha dichiarato alla Stampa che la difesa può appellarsi alla Corte europea dei Diritti dell’uomo e alla Corte di giustizia europea per far annullare il processo. «Usando la foto come la prova di un trattamento che viola la legge».
L’avvocato Arturo Salerni intervistato da Vice ha detto: «Questo ci deve far riflettere sulla gravità del fatto: offrire a uno Stato estero anche solo la possibilità remota di presentare sul piano internazionale una questione di questo tipo ci indica quanto sia increscioso aver perpetrato quell’abuso e averlo reso pubblico. Perché crea anche delle ombre sul funzionamento dei nostri iter giudiziari, e sono cose su cui è possibile marciare».
Eccola, la caciara. Appunto. Che poi sono quelli che promettono giustizia, per dire.
Buon martedì.