La battaglia dei comitati locali in difesa della Riserva naturale Montagne della Duchessa, ricca di biodiversità e di storia. Vicino all’area protetta laziale, in un sito industriale abbandonato, Acea ambiente vorrebbe costruire una centrale a biogas per sfruttare la vicinanza con un importante nodo autostradale

«Siamo in viaggio di maturità, alla quarta tappa del Cammino dei briganti», raccontano Lorenzo Castellucci e Margherita Randazzo mentre si bagnano nel fontanile di Cartore alla fine dell’escursione al lago della Duchessa. Il Cammino dei briganti è un anello di 100 km, percorribile a tappe, che nella Valle del Salto si incrocia con il sentiero europeo E1, 7mila km a piedi da capo Nord a capo Passero, e con il Cammino naturale dei parchi, 430 km tra borghi e aree protette dall’Appia antica fino alla basilica di Collemaggio.
La Riserva naturale regionale Montagne della Duchessa, nata nel 1990 quando una mobilitazione riuscì a sventare un progetto di impianti sciistici, è un’istituzione regionale del Lazio, i suoi guardiaparco garantiscono anche l’attività antincendio sull’intero territorio del Comune di Borgorose, 4.500 abitanti disseminati per 17 frazioni.

«Ci sono 1200 specie vegetali, 42 di orchidee, due Zsc (zone speciale di conservazione) per una fauna altrettanto varia, ed è un’area di connessione per il transito dell’orso marsicano» spiega a Left Silvia Scozzafava, senior ecologist della Riserva. «Qui è racchiusa in soli 3.500 ettari tutta la biodiversità dell’Appennino tra 800 e 2.184 metri sul livello del mare, non è un santuario ma un territorio vissuto con le tracce di una lunga frequentazione umana, qui c’è la possibilità di conservazione attiva, una convivenza armonica tra paesaggi a mosaico e wilderness». Lorenzo e Margherita, bolognesi, hanno gli sguardi illuminati dai paesaggi quasi selvaggi che stanno attraversando, gli stessi in cui hanno scorrazzato i briganti e prima di loro gli Equi, i Romani, Francesco d’Assisi, l’antipapa Niccolo V, i ghibellini di Corradino di Svevia, Stendhal, Margherita d’Austria e in ogni tempo i pastori, sempre meno però. «Per questo ci siamo rimasti male quando ci siamo trovati davanti quelle fabbriche». In realtà si tratta di quel che resta di un piccolo centro industriale nella Piana di Spedino dove…

L’inchiesta di Checchino Antonini e Massimo Lauria prosegue su Left in edicola dal 17 agoesto 2019


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