Introduzione al libro di Left "Il giro del mondo in 15 reportage". Nella casa dei libri di Josè Saramago a Lanzarote. Fra gli indios dell’Amazzonia e i pescatori antirazzisti di Zarzis in Tunisia. La rinascita del Rwanda grazie alle donne e la resistenza dei musicisti nei Territori occupati. La coltivazione del caffè nello Yemen che lotta per uscire dalla guerra. E molto altro. Viaggiando con i grandi reporter.

«Questo non è un mestiere per cinici», diceva un grande reporter come Ryszard Kapuściński. «I cattivi, i furbetti, i cinici non possono essere buoni giornalisti». Manca loro quella umanità profonda che è essenziale per entrare in risonanza con le persone, qualunque sia la loro lingua e cultura, per guadagnarsi la loro fiducia e saperne poi davvero raccontare le storie. Per questo il grande giornalista polacco, autore di libri reportage come Shah-in-shah (1982) sulla rivoluzione iraniana, come Ebano (1998) in cui aveva raccolto trent’anni di viaggi in Africa, l’uomo che da ragazzino aveva patito il socialismo reale e che tuttavia non aveva perso la speranza e credeva nella spinta rivoluzionaria dei movimenti anticolonialisti, aveva scelto di vivere scomodo, di andare sul campo, rifiutandosi di scrivere pezzi da una stanza di albergo come facevano molti suoi colleghi in territori di crisi e di guerra. «È sbagliato scrivere di qualcuno senza averne condiviso almeno un po’ la vita», diceva Kapuściński che aveva rischiato la pelle per stare al fianco di chi non aveva voce. «Lo scrivere non è più un’arte, anzi non è neanche una professione: ormai – denunciò da ultimo – è diventato un mezzo universalmente accessibile per reclamizzarsi, far quattrini o procacciarsi ammiratori. L’inflazione, ecco che cosa minaccia l’arte. Il diluvio, l’alluvione, l’inondazione di dilettantismo, di faciloneria, di qualunquismo». Ma non tutti si sono adeguati al mainstream dell’infotainment, della spettacolarizzazione, dell’omologazione, non tutti si sono arresi al giornalismo da desk imposto dal mercato.

Per fortuna c’è ancora una sceltissima schiera di giornalisti che, gambe in spalla, rischiano in proprio pur di poter raccontare con sguardo vivo realtà lontane e raccontate in modo inadeguato, per conoscerle stando in rapporto vero con gli abitanti, studiandone la lingua, la cultura, cercando di comprenderne in profondità le lotte, le aspirazioni, i sogni. In nome di una difesa non astratta dei diritti umani e sociali, scegliendo di fare questo mestiere per motivazioni ideali, etiche e umane. Questo filo rosso di passione professionale e civile percorre i quindici reportage che abbiamo qui raccolto, in rappresentanza dei molti e autorevoli servizi giornalistici pubblicati nel corso di tredici anni da Left, erede dello storico settimanale Avvenimenti.

A chi ci incontrasse ora per la prima volta con questo volume diciamo che è solo un assaggio della nostra lunga storia, ma che ben ci rappresenta, perché qui troverete il racconto dal Brasile di un grande scrittore come Angelo Ferracuti, autore di libri inchiesta che sono già dei classici come Il costo della vita (2013), e troverete – senza gerarchie di sorta – l’appassionato racconto di una giovane reporter come Martina Di Pirro che è andata in Rwanda, a venticinque anni dal genocidio scovando le tracce di una possibile rinascita del Paese nella resistenza quotidiana delle donne. Troverete la denuncia della drammatica condizione in cui vivono i bambini reclusi in centri per migranti a Lesbo firmata dall’inviato del Tg3 (e presidente della Carta di Roma) Valerio Cataldi e il racconto dal Sahel dell’operatore sociale e giornalista Giacomo Zandonini che negli ultimi anni è diventato uno dei testimoni più attenti nel raccogliere voci di migranti, in fuga da situazioni di guerra e di povertà, che si avventurano nel deserto e per mare in cerca di un futuro migliore, nonostante i soprusi, i ricatti e le torture inferte loro dagli scafisti, nonostante i muri opposti da quella stessa Europa che ha depredato le loro risorse prima di chiudere loro le porte.

In queste pagine troverete la coraggiosa cronaca di Antonella Napoli dal Sudan in rivolta, scritta in giorni infuocati in cui è stata fermata, le è stata sequestrata la macchina fotografica, e si è temuto per la sua incolumità. E poi il reportage dalle Filippine di Matteo Miavaldi che ha fatto arrivare fino a noi il dramma degli sfollati di Marawi. Sono narrazioni con accenti diversi, ognuna con un proprio stile, ma tutte percorse da fili d’oro di impegno personale, documentando tragedie come quella dei desaparecidos in Libano ricostruita dall’esperto di Medio Oriente e redattore di Nena News Roberto Prinzi, ma anche scovando scintille di riscatto, come quelle che Chiara Cruciati, giornalista de Il Manifesto, ha messo in luce in Palestina dove giovani musicisti combattono l’occupazione israeliana con la musica.

Piccoli e importanti segnali di speranza sono stati raccolti in Yemen da Laura Silvia Battaglia, profonda conoscitrice della storia di questo Paese bellissimo, ferito dall’aggressione saudita e dalla guerra. Nel suo reportage racconta, da Sana’ a, storie di giovani che cercano di costruirsi un futuro diverso con la produzione di caffè. Attraverso le parole di un’altra voce di Radio3 mondo, Marina Lalovic, arriva fino a noi la lotta delle donne in Pakistan. Ma straordinarie sono anche le due storie, diverse e parallele, dei pescatori antirazzisti di Zarzis, in Tunisia, ripercorsa da Giulia Bertoluzzi e dei pescatori incontrati da Lorenzo Giroffi e Giuseppe Borello a Dakar, in Senegal. Fra i racconti più sconvolgenti e inaspettati c’è quello dello scrittore ed editore di Infinito Luca Leone che rivela la storia della città ultra nazionalista fondata da Emir Kusturica, in Occidente acclamato regista e musicista. Bruciante e viva è la memoria dello scrittore cinese Mah Sileih nell’anniversario della strage di Tienanmen; per non chiudere gli occhi davanti alle pagine più buie, per reagire e opporsi alla violenza.

Quella violenza visibile e invisibile che il Nobel Josè Saramago aveva sempre rifiutato con la forza della sua narrazione, come ci ricorda con il suo toccante reportage da Lanzarote lo scrittore Shady Hamadi, anche questo, come altri reportage contenuti in questo volume, illustrato poeticamente dal giornalista, disegnatore e scrittore Vittorio Giacopini.

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