La domanda è di contenuto: prima di esprimere giudizi in merito al nuovo governo è possibile avanzare proposte su cui chiamare al confronto le forze politiche e coloro che agiscono fuori dalle istituzioni? Partendo dal tema cavalcato, in maniera spregiudicata, dagli esecutivi precedenti, l’immigrazione, è ipotizzabile riprendere a ragionare non in maniera emergenziale (emergenze reali su questo fronte non esistono), ma di prospettiva? Il Primo ministro ha parlato di «nuovo umanesimo» e i dirigenti dei partiti al governo della necessità, garantendo «sicurezza», di politiche di «integrazione».
Si è parlato di una nuova legge sull’immigrazione e da ciò partiamo. Andrea Maestri, ex parlamentare di Possibile aveva promosso, nella precedente legislatura, una proposta di legge (la nr. 4551, presentata alla Camera il 15 giugno 2017) poi assegnata in sede referente alle commissioni Affari costituzionali e Esteri. Condivisa anche da deputati di Si e del Pd, prevedeva: visti di ingresso per ricerca lavoro, regolarizzazione permanente per chi è in Italia, abrogazione del “reato di clandestinità”, istituzione di una autorità indipendente contro le discriminazioni, diritto di voto alle elezioni amministrative per gli stranieri regolarmente soggiornanti.
Oggi tutto sembra concentrarsi sui «porti chiusi» e sul proibizionismo, e non è facile uscire da tale distorsione. Maestri insiste: «Una nuova legge organica dovrebbe portare all’abrogazione della “Bossi-Fini” e di tutti i decreti Sicurezza che si sono rivelati peraltro fallimentari – dichiara -. Bisognerebbe oggi pensare alla regolarizzazione di chi è privato di tale possibilità e vive nel nostro territorio, spesso lavorando in nero, restando invisibile. E bisognerebbe farlo, più che con la logica dei rimpatri, con quella di una inclusione, senza gli esborsi richiesti nelle antiche “sanatorie”, che favorivano traffici poco trasparenti. Sono convinto, e ne scrivevo nella nostra proposta, che…