Qualcuno dice che sia “una scimmia ammaestrata” (e lo dice un professore con un curriculum da luminare, badate bene), altri credono che sia tutta questione di massoneria, altri che dietro di lei si celi un’immensa operazione di marketing fino ad arrivare a quelli che la deridono per i suoi modi durante il suo discorso all’Onu (ovviamente perché loro, i critici, a 16 anni sono stati molto più disinvolti quando hanno parlato di fronte ai potenti del mondo): Greta Thunberg è la nuova bambola voodoo dei repressi complottisti, quelli che la sanno lunga e inveiscono feroci sui social dove anche i vigliacchi sembrano agguerriti e siccome la sanno davvero tanto lunga ieri hanno coniato un hashtag che è anche sbagliato, #gretathumberg con una m al posto della n tanto per farsi riconoscere in tutta la loro acquosa ignoranza.
In fondo la nuova ondata di insulti nasconde i soliti ingredienti: c’è l’invidia, quell’invidia che ha sempre bisogno di travestirsi d’altro per provare a legittimarsi, che ha bisogno sempre di pensare che se qualcuno ce l’ha fatta ci deve essere qualcosa di strano, qualche potere forte, e così loro si sentono realizzati nella loro mancata realizzazione. Gli invidiosi li riconosci perché hanno bisogno di demolire gli altri perché sono incapaci di avere a che fare con le proprie ambizioni: tagliano le gambe agli altri per sentirsi giganti.
C’è l’ignoranza con la malafede: parlare di Greta è il modo migliore per non dover affrontare gli argomenti che propone, con il solito vecchio trucco del dito e della luna. Se qualcuno avesse da ridire sulle sue accuse e sulle sue proposte non perderebbe nemmeno un secondo per discutere di lei ma potrebbe illuminarci con le sue tesi. E invece attaccare Greta è facile, immediato e (appunto) comodamente ignorante. Siamo pieni di persone che strusciano addosso a una persona per evitare i suoi argomenti.
Infine c’è il complesso di inferiorità: i temi ambientali sono terribilmente complessi e ogni volta che questi si ritrovano di fronte a qualcosa che ha a che fare contemporaneamente con l’economia, la socialità, l’ecologia, la produttività e il lavoro questi non tengono il ritmo. Hanno bisogno di cose banali, semplici, che ci stiano in uno slogan.
Ora decidete voi chi siano i gretini e chi siano i cretini.
Buon mercoledì.