Il progetto di autonomia differenziata, se portato avanti, potrebbe essere un ulteriore fattore di recessione. Perché le regioni più ricche dipendono dal capitale tedesco ed europeo e il clima di incertezza allontana gli investimenti privati. Assemblea nazionale a Roma il 29 settembre “per il ritiro di qualunque autonomia differenziata”

A partire dagli anni Settanta, l’economia meridionale comincia a intraprendere un percorso di divergenza rispetto a quella del Centro-Nord del Paese. Sono anni caratterizzati dalla crescita pervasiva della criminalità organizzata (che dal Sud comincia a mettere radici nelle principali città settentrionali), dallo smantellamento progressivo della Cassa per il Mezzogiorno e dalla contrazione degli investimenti pubblici al Sud.

Sono anche anni caratterizzati da consistenti aumenti di spesa pubblica, nella gran parte dei casi improduttiva. Sia sufficiente a riguardo considerare che la spesa pubblica in rapporto al Pil sale dal 34% del 1974 (a fronte della media della Comunità europea del 38%) a oltre il 50% della fine degli anni Ottanta. La pressione fiscale, pari al 25% in rapporto al Pil nel 1973 (inferiore di quasi quattro punti percentuali rispetto alla media Ocse), raggiunge il 40% alla fine degli anni Ottanta.

Un incremento significativo e mal distribuito: la crescita dell’evasione fiscale spinge i governi di quegli anni a provare a recuperare gettito soprattutto attraverso l’aumento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), generando crescenti diseguaglianze distributive.

Cresce anche in modo significativo il debito pubblico, soprattutto per il continuo aumento della spesa per interessi sui titoli di Stato: dal 5% del 1980 al 12% in rapporto al Pil del 1993. Un allarme muove le politiche economiche di quegli anni: l’elevata inflazione, che viene imputata interamente a salari eccessivamente elevati e non differenziati su scala regionale. L’Italia diventa un Paese propriamente dualistico e, negli anni successivi e fino a oggi, accentua questa caratteristica, con un Nord il cui settore industriale si irrobustisce e un Sud che viene sostanzialmente sussidiato e che volge verso una specializzazione produttiva sempre più orientata in settori tecnologicamente maturi (agroalimentare, turismo, settore dei servizi). Il Veneto – una delle regioni più povere d’Italia nei decenni successivi al termine della seconda guerra mondiale – comincia…

Guglielmo Forges Davanzati, docente di Economia politica all’Università del Salento, è tra i relatori che introdurranno la seconda assemblea nazionale “per il ritiro di qualunque autonomia differenziata” che si terrà il 29 settembre (dalle 10 alle 16) presso il Liceo Tasso a Roma. Insieme all’economista partecipano i costituzionalisti Massimo Villone e Laura Ronchetti, il presidente Svimez Adriano Giannola, il giornalista Marco Esposito, Ivan Cavicchi, docente all’Università Tor Vergata di Roma e esperto di politiche sanitarie e Enrico Gagliano del Coordinamento nazionale NoTriv.

L’articolo di Guglielmo Forges Davanzati prosegue su Left in edicola dal 27 settembre 2019

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