Pisa brucia. Di sdegno. La giunta di centrodestra di Michele Conti, ex Alleanza Nazionale, ha deciso di intitolare un “luogo della memoria” all’on. Giuseppe Niccolai, uno dei padri fondatori del Movimento Sociale Italiano ed «un fascista che mai ha rinnegato il proprio passato ma che anzi ne ha sempre esaltato le virtù», come si legge in un sito di nostalgici del Msi.
La notizia ha suscitato immediate reazioni in città e dure prese di posizione del consigliere comunale di Diritti in Comune, Ciccio Auletta (Una Città in Comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile), del presidente dell’Anpi provinciale, Bruno Possenti, e del Circolo culturale Biblioteca Franco Serantini/Associazione amici della Biblioteca Franco Serantini intitolata proprio al giovane anarchico sardo che, il 5 maggio 1972, era sceso in piazza con altre migliaia di antifascisti per manifestare contro il comizio dell’on. “Beppe” Niccolai. Arrestato e picchiato, Franco Serantini, vent’anni, troverà la morte due giorni dopo nel carcere “Don Bosco” di Pisa.
«Giuseppe Niccolai entra nella storia di Serantini, come tutti sanno, ed è uno dei protagonisti nel bene e nel male. Oggi a lui viene dedicato un luogo di memoria, sembra un’ulteriore beffa e ingiustizia che colpisce ancora la memoria del giovane anarchico» si legge nel comunicato della BFS. Ma il vero scandalo, la vera ferita democratica fatta alla città non appartiene al presente leghista di Pisa. Purtroppo l’idea di frenare l’antipolitica omaggiando, in modo bipartisan, «tre pisani che hanno nobilitato la politica» (Carlo Ciucci, democristiano, Giuseppe De Felice, comunista, e Giuseppe Niccolai del Msi) risale al 2013 quando il Consiglio comunale della prima amministrazione a guida Marco Filippeschi (Pd) approvò in un’aula risicata (25 consiglieri su 41 di cui solo 12 a favore) la mozione presentata da un largo schieramento politico (primo firmatario Filippo Bedini, Pdl) per «richiamare come esempi positivi di “buona Politica”, utili a imparare, figure che hanno dedicato la vita alla ricerca del bene comune della propria città, in maniera appassionata e disinteressata».
Anche se in seguito il sindaco Filippeschi, assente alla seduta, deciderà di non dare seguito alla mozione perché ritenuta inopportuna, ormai la frittata era stata fatta: i suoi compagni di maggioranza avevano firmato la mozione come proponenti e l’avevano fatta approvare in Consiglio. L’attuale giunta, dove oggi siede anche l’assessore Bedini, ha deciso di realizzare quella operazione partita sei anni fa. Pisa avrà quindi una rotatoria a Marina di Pisa, zona porto, intitolata a Giuseppe Niccolai.
Chi era “Beppe” Niccolai? Nato a Pisa il 26 novembre 1920, militò nelle organizzazioni giovanili fasciste e, studente universitario, accorse volontario a combattere nell’esercito fascista, a fianco dei nazisti, per difendere la Libia, colonia italiana, dall’avanzata degli anglo-americani. Catturato dagli inglesi fu imprigionato negli Stati Uniti, nel Fascist’s criminal camp di Hereford (Texas), un campo di detenzione dedicato ai fascisti incalliti, da dove uscì nel 1946 grazie all’amnistia firmata da Togliatti.
Eletto deputato nelle file del Movimento Sociale Italiano nel 1968 rimase in Parlamento fino al 1976. Morirà a Pisa il 31 ottobre 1989. Sarà quello il giorno in cui la giunta pisana inaugurerà la rotatoria intitolata a suo nome, per celebrare il trentesimo della sua morte, se la decisione non sarà revocata, come ha chiesto il presidente dell’Anpi di Pisa in una lettera inviata al sindaco ed al prefetto per «risparmiare alla città di Pisa questa umiliazione».
Perché “Beppe” Niccolai, per tutta la sua vita, non si è mai pentito di essere fascista. Anzi, ha approfittato degli spazi democratici garantiti dall’ordinamento costituzionale per continuare a fare una propaganda fascista profondamente antidemocratica.
Come denunciato pubblicamente dal consigliere Auletta (Diritti in Comune) «Niccolai nella sua lunga attività parlamentare in effetti ha fatto molto: ha proposto il ripristino della pena di morte, ha proposto il riconoscimento a fini pensionistici dell’appartenenza alla Mvsn (le camicie nere della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, n.d.r.) – ricettacolo dei peggiori squadristi – sin dalla sua creazione nel 1923, ha proposto il diritto alle pensioni e agli assegni di guerra per i volontari che combatterono con Franco nella guerra di Spagna tra 1936 e 1939 e il ripristino delle decorazioni che i militi volontari fascisti si erano conquistati nella stessa guerra di Spagna, ha proposto l’estensione dei benefici di guerra ai militari repubblichini alleati dei nazisti tra 1943 e 1945, ha proposto una legge in cui si prevede che “chiunque svolge attività diretta a deprimere nei cittadini il sentimento del dovere per la difesa della Patria, è punito […] con la reclusione fino ad un anno”. Quale messaggio si vuole dare ai cittadini, alle giovani generazioni, intitolando una rotatoria a una persona che ha provato per tutta la sua vita a difendere il fascismo e a sostenere che il fascismo non è stato un regime dittatoriale colpevole dei peggiori crimini?».
«Il fascismo arrivò al potere con la violenza e l’assassinio. Instaurò una dittatura che soffocò tutte le libertà esistenti. Per chi si opponeva ci furono il carcere, il confino, l’esilio. Portò l’Italia alla guerra coloniale, all’infamia delle leggi razziali, alla guerra di aggressione a popoli che nulla ci avevano fatto. Fu corresponsabile delle stragi del 1943-45. Lasciò una dolorosa eredità di rovine, di sofferenze, di lutti» ha scritto il presidente Anpi nella sua lettera indignata al prefetto di Pisa.
E l’avere accostato la figura del fascista doc Giuseppe Niccolai a quella del comunista Giuseppe De Felice (1930-2004) che è stato segretario provinciale del Pci a Pisa, membro della direzione nazionale del partito e poi del Comitato Centrale negli stessi anni della carriera parlamentare di Niccolai, ha offeso profondamente i suoi familiari che, in queste ore, hanno espresso il proprio sdegno ed il proprio dissenso ad accostare le due figure politiche attraverso le parole della figlia di Giuseppe, Michela.
«Il Comune non ci ha informato dell’iniziativa, e questa è stata una prima scorrettezza – ha dichiarato Michela De Felice – . Abbiamo appreso solo dai giornali che stavano per intitolare una rotatoria alla memoria di mio padre da celebrare insieme alla figura di Niccolai. Avvicinare Niccolai a Giuseppe De Felice significherebbe infangare la memoria di mio padre e questo non lo possiamo accettare».
Se la città rintronata dalla batosta leghista non rialzerà la testa, se gli insegnanti e gli studenti non manifesteranno pubblicamente la propria indignazione nel nome della cultura antifascista su cui si fonda la nostra Costituzione repubblicana e di cui la scuola dovrebbe essere portatrice e veicolo nei secoli avvenire, la città di Pisa potrebbe essere condannata ad essere ricordata come la “città della vergogna”.
Vorrei ricordare che Pisa ha già un pesante fardello storico da portare, essendo stata la sede (nella Tenuta di San Rossore) della firma delle Leggi razziali, il 5 settembre del 1938, e del Codice penale (ancora oggi vigente) noto come Codice Rocco (dal nome del Guardiasigilli che lo firmò insieme al re Vittorio Emanuele ed al capo del governo, Benito Mussolini, il 19 ottobre del 1930) che prevedeva la pena di morte fino a quando non fu abolita, il 10 agosto del 1944, con il Decreto legislativo luogotenenziale n. 224. Dovremmo fare in modo che Pisa non sia ricordata dalla Storia per altri disonori.