Imperdibile l’ex ministra Trenta. Tra l’altro è la stessa (vale la pena ricordarlo) che nello scorso governo qualcuno voleva rivenderci come l’unica che si opponeva, dura e pura, alle salvinate di Salvini. In un’intervista al Corriere della Sera la ministra si definisce sotto attacco per le notizie sulla sua abitazione da ministra che ha mantenuto dopo che è stata assegnata al marito, maggiore dell’esercito.
Mentre si sforza di fare apparire tutto normale sciorina una serie di affermazioni che fanno spavento: ci dice che ha una casa al Pigneto ma che quel quartiere è invivibile perché “si spaccia droga” (e chissà che gioia per gli abitanti del quartiere nel sapere che si spostano gli ex ministri, mica si combatte la droga), ci spiega che la sua vita è “diversa” per le “relazioni e gli incontri” (evviva tutti quelli che si stringono in estate per il barbecue) e conclude con un “la casa non è un privilegio”.
Ora, sia chiaro, il tema non è tanto il diritto o meno dell’assegnazione della casa all’ex ministra (tra l’altro indagherà la procura, appunto) ma l’aspetto sconcertante sta tutto nel modo in cui l’ex ministra decide di difendersi, lontano anni luce dalla retorica anti-casta con cui il Movimento 5 Stelle ha alzato la voce per anni e la ministra conclude addirittura rivendicando il pagamento di un affitto ridicolo (di circa 500 euro) per una casa in pieno centro.
Si torna al vecchio discorso dell’opportunità di certi atteggiamenti al di là della legalità. Solo che l’opportunità è un argomento sempre molto sottile e delicato. E se per anni l’hai trattato in modo grossolano è normale che alla fine ne vien travolto grossolanamente anche tu. Perfino Di Maio ha dovuto prenderne le distanze.
Del resto il senso della misura sembra non pagare politicamente di questi tempi. Ma la mancanza del senso della misura, si sa, prima o poi torna sempre indietro.
Buon martedì.