Siamo alle battute conclusive, Salvini andrà a processo per avere lasciato alla deriva una nave militare italiana (la Gregoretti) con l’intento di lanciare un segnale all’Europa e per potere fingere di avere chiuso i porti anche se mai i porti siano stati chiusi. Oggi è il giorno tanto atteso e si voterà per l’autorizzazione a procedere. Si alzerà molto fumo, ci saranno molte parole e regnerà il chiasso. Il chiasso fa comodo a tutti, sia a quelli che possono fingere di avere vinto (chissà che cosa, poi, mandando qualcuno a processo) e ci saranno quelli che potranno insistere nel fare le vittime.
Salvini è riuscito a fare il solito Salvini, del resto è schiavo di se stesso, e dopo avere citofonato in giro un po’ a tutti con il piattino in mano ora si è inventato che si farà processare perché l’ha deciso lui. Sono come i fidanzati che vengono lasciati ma alzano il divino per dire «però volevo lasciarti prima io». Una cosa così. E come accade spesso per quelli che sanno di avere torto ora il trucco sarà quello di rivendere il fatto di essere processato come un tentativo di condanna. Forti questi garantisti, solo quando riguarda gli altri.
Poi c’è il solito refrain de “il popolo è con me”, ora rilanciato con un “è un processo al popolo”. Come se davvero Salvini fosse convinto di essere proprietario del sentire comune e come se non si rendesse conto che nessuna giudica le sue convinzioni politiche ma lo Stato ha il dovere di giudicare i suoi comportamenti. Di tutti. Di lui e del suo popolo che troppo spesso negli ultimi mesi è stato protagonista del’Italia peggiore.
Però in tutto questo c’è un punto sostanziale: Salvini era scappato da un processo per lo stesso motivo frignando dagli ex alleati del Movimento 5 Stelle, ha cercato in tutti i modi di salvarsi anche questa volta (nonostante come sempre dica che è una medaglia sul petto) e ora dice di volersi fare processare. Vi sembra credibile? Come un coniglio che abbaia.
Buon lunedì.