L’elezione del socialdemocratico Zoran Milanovic´ è un freno ai rigurgiti dell’estrema destra. E segnala un rifiuto delle posizioni reazionarie della Chiesa, soprattutto tra i più giovani. Ma nel Paese resta diffusa la xenofobia e fortemente radicata una visione anti-immigrazione

L’anno appena iniziato ha visto, il 5 gennaio scorso, almeno una notizia interessante per l’Europa. Un fatto passato quasi in sordina in Italia nonostante la vicinanza geografica del Paese interessato e i legami storici. In Croazia, dove le guerre degli anni Novanta hanno lasciato una traccia profonda e dove tutto è fortemente influenzato dal peso della Chiesa e da una destra che non ha mai fatto i conti col proprio passato, è stato eletto Presidente della Repubblica l’ex primo ministro leader dell’Sdp, il Partito socialdemocratico, Zoran Milanović. Ha vinto al ballottaggio con la coalizione di centro sinistra che ha ottenuto il 52,7 dei consensi mentre all’avversaria, candidata per il partito di centro destra Hdz (Unione democratica croata) e presidente uscente, Kolinda Grabar-Kitarović, è andato il 47,3%.

Una vittoria in parte insperata: al primo turno il candidato socialdemocratico non era andato oltre il 30%, l’Hdz aveva ottenuto il 27% mentre a sorpresa il cantante populista ultra-nazionalista Miroslav Škoro (un fuoriuscito da destra dall’Hdz), aveva ottenuto oltre il 24%. La campagna elettorale al ballottaggio aveva fatto registrare un ulteriore spostamento a destra dell’Hdz. Numerose le dichiarazioni, tardivamente smentite, della candidata Grabar-Kitarović contro “l’islam militante” (che dominerebbe nella confinante Bosnia) o sull’incapacità dei migranti ad integrarsi. Non è invece stato possibile smentire le foto che hanno ritratto la candidata insieme a esponenti della diaspora croata in Canada, che tengono in mano un ritratto di Ante Pavelić, fondatore dello Stato Indipendente di Croazia, leader fantoccio filo-fascista di un regime sanguinario durante la Seconda guerra mondiale. Ma non è stato sufficiente.

L’ultra destra di Miroslav Škoro, ha invitato i propri simpatizzanti ad annullare la scheda nel ballottaggio e in molti lo hanno seguito. Le schede nulle sono state oltre 90mila al ballottaggio rispetto alle 22mila del primo turno e tenendo conto che il 5 gennaio si è recato alle urne soltanto il 55% degli aventi diritto ma che nelle regioni tradizionalmente in mano alla destra (Slavonia e parte della Dalmazia) si è scesi anche sotto il 38%.
Il centro sinistra ha vinto soprattutto…

L’articolo prosegue su Left in edicola dal 17 gennaio

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