Decreti sicurezza, legittima difesa, porti chiusi. Sono i veleni che il capo della Lega ha sparso per l’Italia quando era al governo. E che oggi alimenta con le “solite” campagne d’odio contro i migranti e chiunque osi opporsi civilmente alla sua visione xenofoba e falsa della società. Motivo in più per fermarlo

Certo, non è facile, riportare la politica ai fatti e riuscire a discutere dell’ex ministro Salvini senza inciampare nelle trappole della sua propaganda è un esercizio che richiede cura dei fatti e studio dei numeri. E se ci pensate bene ultimamente non va molto di moda, no. Eppure le colpe (e gli insuccessi) di Matteo Salvini non sono solo nell’inquinamento esasperato di un dibattito politico che riversa le sue scorie anche in una pessima tensione sociale ma si ritrovano anche nei suoi provvedimenti al governo, nelle sue disarticolate proposte politiche e in un’idea di Paese che vale la pena affrontare sul piano squisitamente politico.

I decreti “sicurezza”, ad esempio. Partiamo dai provvedimenti di cui il leader leghista va particolarmente fiero. Il tema che occupa praticamente il 50 per cento della sua comunicazione e che viene usato come clava ancora oggi che la Lega sta all’opposizione.
I decreti voluti dalla Lega hanno stretto le maglie dell’accoglienza, cancellando i permessi di soggiorno umanitari, radendo al suolo il sistema virtuoso degli Sprar e soprattutto creando un impressionante nuovo numero di stranieri senza permesso di soggiorno.

Qualcuno parla di circa 70mila nuovi “fantasmi” lasciati all’addiaccio per le strade delle nostre città e ancora qualcuno non capisce che quei disperati sono tutti carne da macello per premere ancora il piede sull’acceleratore dell’insicurezza e per chiedere ancora l’intervento di un uomo forte che, vedrete, sarà ancora Salvini: lo stesso che ha provocato il disastro. Poi dentro i decreti “sicurezza” c’è ovviamente anche il restringimento dei diritti degli italiani – badate bene mica degli stranieri – che dopo avere esultato ora si ritrovano…

L’articolo di Giulio Cavalli prosegue su Left in edicola dal 24 gennaio

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