In questo numero di Left documentiamo le numerose violazioni dei diritti umani compiute all’interno dei Centri di permanenza per il rimpatrio, veri e propri luoghi di sospensione del diritto contrari allo spirito (e alla lettera) della Costituzione. C’è però un altro aspetto sorprendente della questione, ed è il fatto che queste strutture sono inefficaci rispetto al loro obiettivo dichiarato: dati alla mano, si può dimostrare infatti che i Cpr non servono affatto – come comunemente si crede – ad espellere i migranti irregolari. In altre parole, anche chi condividesse un’ottica repressiva ed espulsiva dovrebbe convenire che la detenzione nei Cpr è uno strumento inefficace, un’arma spuntata.
I dati Il 17 aprile 2019, Vladimiro Polchi pubblicava su Repubblica i dati relativi all’efficacia dei «centri» negli ultimi venti anni, dal 1999 ad oggi. Le cifre vanno prese con una certa cautela, perché il ministero dell’Interno – la fonte delle informazioni di Polchi – fornisce numeri diversi e contraddittori: solo per fare un esempio, per l’anno 2018 il giornalista riporta 3.697 immigrati transitati nei Cpr, mentre secondo il Rapporto Idos (la cui fonte è sempre il Viminale) gli sfortunati «ospiti» dei centri sarebbero 4.092.
Può sembrare incredibile, ma quando si parla di immigrazione è sempre molto difficile avere dati statistici esatti ed accurati: dobbiamo accontentarci dunque di ragionare su ordini di grandezza e non su numeri precisi. Il quadro che emerge è comunque significativo, e lo dimostrano proprio i dati del 2018: nei Cpr sono transitati – lo abbiamo visto – poco meno di 4mila stranieri, una cifra risibile rispetto ai circa 500mila irregolari stimati dall’attuale presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo.
Ma c’è di più: di quei 4mila detenuti, solo il 45% (meno della metà) ha dovuto affrontare il viaggio di ritorno al Paese di origine. Nella maggioranza dei casi, gli “ospiti” dei Cpr sono stati…
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