Delusa e disillusa dal M5s che ha ucciso la speranza di cambiamento radicale, una regione rassegnata si è riconsegnata nelle mani del vecchio potere. Lo stesso che l’ha portata allo sfascio amministrativo e finanziario

Come volevasi dimostrare. Il risultato del voto in Calabria era scontato e tutti i sondaggi parlavano chiaro e non lasciavano ombra di dubbio. Inoltre, a differenza dell’Emilia Romagna, era un voto che non aveva rilevanza nazionale e la campagna elettorale è stata condotta sotto tono e fuori dai riflettori, a parte qualche show di Salvini a Riace.

D’altra parte la Calabria è la regione più povera d’Italia dagli anni 50, sempre ultima rispetto ai più importanti indicatori socio-economici. Una Regione che ha subito più di altre del Mezzogiorno l’impatto della crisi che ha provocato una fuga di massa dei giovani come non si era vista nemmeno nell’immediato dopoguerra.
Una Regione dove è radicata la più grande organizzazione criminale italiana, e una delle più potenti al mondo, ma anche la terra dove una parte della magistratura, imprenditori e società civile organizzata lottano da anni contro l’economia criminale come in nessuna altra regione italiana.

Una terra di grandi contraddizioni che due anni fa aveva dato, sia pure con un po’ di confusione in testa, un segnale forte di rottura con le clientele, i clan della ‘ndrangheta e la borghesia mafiosa che usa e investe i grandi profitti dei mercati illegali. Quasi la metà dei calabresi aveva votato per il M5s sperando di mandare a casa una classe politica inetta e corrotta e di voltare finalmente pagina. Purtroppo, il M5s ha profondamente deluso l’elettorato calabrese, ma soprattutto ha ucciso la speranza di un cambiamento radicale: questo è stato il suo peccato capitale, che nessuna rifondazione post-Di Maio potrà cancellare.

La maggioranza relativa dell’elettorato calabrese aveva dimostrato di non essere più schiavo e dipendente dai ricatti e clientele tradizionali, in quanto il voto al M5s è stato un voto libero di protesta, sia pure populista, ma comunque senza condizionamenti. In soli due anni il M5s si è mangiato, divorato, un patrimonio di fiducia, la speranza di un popolo che è stufo di una politica di false promesse. Una parte di questo elettorato non è andato a votare in questa tornata delle elezioni regionali, un’altra ha votato per la Lega e dintorni, un’altra parte, la più piccola, ha votato per Callipo e ancora meno per Tansi (lista civica indipendente).

Da questo voto emerge una triste realtà: una Regione rassegnata si consegna nelle mani del vecchio potere, quello che…

L’intervista prosegue su Left in edicola dal 31 gennaio

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