Lo scorso sabato 15 febbraio, nell’ambito delle iniziative che precedono e accompagnano il percorso verso il congresso che terrà Sinistra Italiana, si è svolta a Roma una interessante assemblea, dove a interrogarsi sulla situazione politica e sociale e sui compiti della sinistra, sono stati invitati numerosi esponenti politici e personalità della cultura.

Davvero una bella giornata, dove sono intervenuti, a vario titolo e offrendo ciascuno un pezzetto di analisi personalità importanti, vive e riconosciute del mondo frastagliato della sinistra. Altre ne mancavano, ma certo un bello spaccato del nostro mondo.

Sono giunti diversi contributi, dal messaggio di Cuperlo, alle appassionate analisi di Vendola e Mussi, tra le più lucide riflessioni sullo stato della sinistra e insieme coniugate a tangibili sentimenti e passioni, mai scaduti in sterile nostalgia.

Tra i tanti interventi ascoltati, il senso della giornata si può riassumere, a mio parere, in quelli proposti da Elly Schlein, Francesco Laforgia e Nicola Fratoianni.

Elly, la giovane animatrice della Lista “Emilia Romagna Coraggiosa” che ha contribuito ad evitare la temuta sconfitta, nel ricordare come l’Italia non sia l’Emilia Romagna, ha voluto mettere in guardia dalla tentazione di pensare che basti estendere automaticamente quella esperienza a tutte le realtà. Ha invitato, però e soprattutto, a valorizzare il metodo di quella scelta: ascolto, condivisione, unità, che sono stati la chiave vera per darsi un’identità precisa, farsi riconoscere come unica proposta socialista, ambientalista e femminista, e avere perciò il peso e l’autorevolezza che serve a imporre le tematiche che la sinistra deve rappresentare. Elly Schlein ha perciò insistito sulla necessità di ritrovarsi in un percorso comune, immaginando che, se proprio non si riesce a far nascere un soggetto unico, almeno si instauri una rete permanente di confronto e di azione (il metodo Coraggiosa), suggerendo o persino una sorta di federazione tra i soggetti.

Laforgia, portavoce nazionale del Movimento Politico èViva, è stato capace di coniugare la necessità politica di procedere verso la creazione di un soggetto unitario di sinistra, da tempo avvertita, invocata e disattesa, alle ragioni fondanti, culturali, sociali, filosofiche, sentimentali, che giustificano la ragione dell’essere sinistra, citando uno degli insegnamenti di Massimo Fagioli (.…la sinistra ha capito cosa fa star male le persone, ora deve capire cosa le fa stare bene….). Quindi ricerca di unità, secondo una visione ben più alta di meri accordi di segreterie, di fallimentari assemblaggi di sigle, ma come percorso di elaborazione complessa, che risponda al ruolo storico della sinistra.

Fratoianni, ultimo segretario di Sinistra Italiana, ha denunciato, o meglio riconosciuto, l’insufficienza e limitatezza di analisi di questi anni, gli errori commessi, ciascuno per la sua parte, la necessità di un soggetto nuovo, ampio e inclusivo, avendo chiaro che ciò passa necessariamente anche per un ricambio della classe dirigente di questi disgraziati anni.

Insomma, parole importanti, pesanti, nei tre interventi citati e che da soli giustificano e nobilitano l’assemblea romana.

Tre interventi il cui cuore sostanziale è ancora una volta la necessità di costruire un nuovo soggetto unitario, senza veti, senza preclusioni, inclusivo.

Parrebbe la volta buona: finalmente si ha consapevolezza dell’urgenza di partire per un nuovo e più ricco viaggio comune, mettendo fine a risentimenti e incomprensioni reciproci perché si parla di valori e di metodo, rendendosi conto che la posta in gioco è ben più alta dei propri singoli destini, perché ci si rivolge finalmente al Paese e non ai palazzi, perché si capisce che bisogna contaminarsi, tra soggetti politici ma soprattutto tra paese reale e le sue tante esperienze civiche e di attivismo finora senza rappresentanza.

E però non si può non ricordare come queste stesse parole sono state recitate già tante volte? Almeno, per restare agli ultimi anni, dalla nascita del progetto Leu, che nelle dichiarate intenzioni si sarebbe trasformato da soggetto elettorale a partito unitario, e poi con la lista de La Sinistra proposta alle Europee. Ricordiamo, in entrambi i casi i “mai più divisi”, addirittura spingendosi a prometterlo persino qualunque fosse stato l’esito elettorale. Ciò, come sappiamo, non è stato.

Perciò è bene entusiasmarsi di nuovo, seduti nella platea della sala romana, ma anche verificare passo dopo passo se e quanto a quelle parole corrisponderanno fatti reali.

Il congresso di Sinistra Italiana, ad esempio, può rappresentare uno snodo importante, per certi versi decisivo a breve, verso la ricomposizione della sinistra o perlomeno l’avvio di una rete permanente della sinistra, come proponeva Elly Schlein. Ma se l’agognata apertura si traducesse nell’invito ad annettersi all’attuale partito, se i gruppi dirigenti, benché auspicati, rimanessero gli stessi, se l’apertura si rivelasse in una richiesta di sostanziale diluizione di vari soggetti nel corpo stanco e provato di Sinistra Italiana, allora dovremmo constatare per l’ennesima volta che le parole resterebbero tali.

Rinnovarsi, aprirsi, includere, contaminarsi, immaginare un campo anche più ampio di quello presente il 15, vuol dire mettersi in gioco, sciogliersi come passaggio obbligato per ricomporre insieme una cosa più grande e nuova, fare il primo necessario passo, indicare la rotta e non illudersi che basti una semplice operazione di chirurgia estetica a determinare la bontà dell’operazione.

Facciamo nostra la volontà e la passione del disperso popolo della sinistra, ricongiungiamo i sentimenti.

Il clima dell’assemblea del 15 lascia intravvedere prospettive utili, si approfitti della scomposizione, persino disorientata, del quadro politico generale, ci si abbeveri alla forza e passione che riemergono dalle piazze rianimate, si cominci a lavorare da subito a questo processo, non si perda tempo, si sia coerenti e generosi. Ci sono teoricamente tre anni per trovare un bandolo prima delle prossime elezioni politiche. Facciamo in modo che non sia anche questa l’ennesima occasione mancata.

Lionello Fittante è cofondatore associazione politico-culturale #perimolti e aderente al movimento politico èViva

Lo scorso sabato 15 febbraio, nell’ambito delle iniziative che precedono e accompagnano il percorso verso il congresso che terrà Sinistra Italiana, si è svolta a Roma una interessante assemblea, dove a interrogarsi sulla situazione politica e sociale e sui compiti della sinistra, sono stati invitati numerosi esponenti politici e personalità della cultura.

Davvero una bella giornata, dove sono intervenuti, a vario titolo e offrendo ciascuno un pezzetto di analisi personalità importanti, vive e riconosciute del mondo frastagliato della sinistra. Altre ne mancavano, ma certo un bello spaccato del nostro mondo.

Sono giunti diversi contributi, dal messaggio di Cuperlo, alle appassionate analisi di Vendola e Mussi, tra le più lucide riflessioni sullo stato della sinistra e insieme coniugate a tangibili sentimenti e passioni, mai scaduti in sterile nostalgia.

Tra i tanti interventi ascoltati, il senso della giornata si può riassumere, a mio parere, in quelli proposti da Elly Schlein, Francesco Laforgia e Nicola Fratoianni.

Elly, la giovane animatrice della Lista “Emilia Romagna Coraggiosa” che ha contribuito ad evitare la temuta sconfitta, nel ricordare come l’Italia non sia l’Emilia Romagna, ha voluto mettere in guardia dalla tentazione di pensare che basti estendere automaticamente quella esperienza a tutte le realtà. Ha invitato, però e soprattutto, a valorizzare il metodo di quella scelta: ascolto, condivisione, unità, che sono stati la chiave vera per darsi un’identità precisa, farsi riconoscere come unica proposta socialista, ambientalista e femminista, e avere perciò il peso e l’autorevolezza che serve a imporre le tematiche che la sinistra deve rappresentare. Elly Schlein ha perciò insistito sulla necessità di ritrovarsi in un percorso comune, immaginando che, se proprio non si riesce a far nascere un soggetto unico, almeno si instauri una rete permanente di confronto e di azione (il metodo Coraggiosa), suggerendo o persino una sorta di federazione tra i soggetti.

Laforgia, portavoce nazionale del Movimento Politico èViva, è stato capace di coniugare la necessità politica di procedere verso la creazione di un soggetto unitario di sinistra, da tempo avvertita, invocata e disattesa, alle ragioni fondanti, culturali, sociali, filosofiche, sentimentali, che giustificano la ragione dell’essere sinistra, citando uno degli insegnamenti di Massimo Fagioli (.…la sinistra ha capito cosa fa star male le persone, ora deve capire cosa le fa stare bene….). Quindi ricerca di unità, secondo una visione ben più alta di meri accordi di segreterie, di fallimentari assemblaggi di sigle, ma come percorso di elaborazione complessa, che risponda al ruolo storico della sinistra.

Fratoianni, ultimo segretario di Sinistra Italiana, ha denunciato, o meglio riconosciuto, l’insufficienza e limitatezza di analisi di questi anni, gli errori commessi, ciascuno per la sua parte, la necessità di un soggetto nuovo, ampio e inclusivo, avendo chiaro che ciò passa necessariamente anche per un ricambio della classe dirigente di questi disgraziati anni.

Insomma, parole importanti, pesanti, nei tre interventi citati e che da soli giustificano e nobilitano l’assemblea romana.

Tre interventi il cui cuore sostanziale è ancora una volta la necessità di costruire un nuovo soggetto unitario, senza veti, senza preclusioni, inclusivo.

Parrebbe la volta buona: finalmente si ha consapevolezza dell’urgenza di partire per un nuovo e più ricco viaggio comune, mettendo fine a risentimenti e incomprensioni reciproci perché si parla di valori e di metodo, rendendosi conto che la posta in gioco è ben più alta dei propri singoli destini, perché ci si rivolge finalmente al Paese e non ai palazzi, perché si capisce che bisogna contaminarsi, tra soggetti politici ma soprattutto tra paese reale e le sue tante esperienze civiche e di attivismo finora senza rappresentanza.

E però non si può non ricordare come queste stesse parole sono state recitate già tante volte? Almeno, per restare agli ultimi anni, dalla nascita del progetto Leu, che nelle dichiarate intenzioni si sarebbe trasformato da soggetto elettorale a partito unitario, e poi con la lista de La Sinistra proposta alle Europee. Ricordiamo, in entrambi i casi i “mai più divisi”, addirittura spingendosi a prometterlo persino qualunque fosse stato l’esito elettorale. Ciò, come sappiamo, non è stato.

Perciò è bene entusiasmarsi di nuovo, seduti nella platea della sala romana, ma anche verificare passo dopo passo se e quanto a quelle parole corrisponderanno fatti reali.

Il congresso di Sinistra Italiana, ad esempio, può rappresentare uno snodo importante, per certi versi decisivo a breve, verso la ricomposizione della sinistra o perlomeno l’avvio di una rete permanente della sinistra, come proponeva Elly Schlein. Ma se l’agognata apertura si traducesse nell’invito ad annettersi all’attuale partito, se i gruppi dirigenti, benché auspicati, rimanessero gli stessi, se l’apertura si rivelasse in una richiesta di sostanziale diluizione di vari soggetti nel corpo stanco e provato di Sinistra Italiana, allora dovremmo constatare per l’ennesima volta che le parole resterebbero tali.

Rinnovarsi, aprirsi, includere, contaminarsi, immaginare un campo anche più ampio di quello presente il 15, vuol dire mettersi in gioco, sciogliersi come passaggio obbligato per ricomporre insieme una cosa più grande e nuova, fare il primo necessario passo, indicare la rotta e non illudersi che basti una semplice operazione di chirurgia estetica a determinare la bontà dell’operazione.

Facciamo nostra la volontà e la passione del disperso popolo della sinistra, ricongiungiamo i sentimenti.

Il clima dell’assemblea del 15 lascia intravvedere prospettive utili, si approfitti della scomposizione, persino disorientata, del quadro politico generale, ci si abbeveri alla forza e passione che riemergono dalle piazze rianimate, si cominci a lavorare da subito a questo processo, non si perda tempo, si sia coerenti e generosi. Ci sono teoricamente tre anni per trovare un bandolo prima delle prossime elezioni politiche. Facciamo in modo che non sia anche questa l’ennesima occasione mancata.

Lionello Fittante è cofondatore associazione politico-culturale #perimolti e aderente al movimento politico èViva