«L’obbligo di prestare soccorso dettato dalla convenzione internazionale Sar di Amburgo non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro»: lo scrive nero su bianco la Corte di Cassazione (il più alto grado di giudizio della giustizia italiana) sul ricorso all’arresto della comandante di Sea Watch Carola Rackete. Sì, quella Rackete che avete sentito un po’ dappertutto essere una criminale, una pericolosa, quella Rackete che è stata malmenata verbalmente dall’ex ministro dell’Interno mentre stava in panciolle al Papeete.
La Cassazione scrive che non è un luogo sicuro una nave «in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone». Né, si legge ancora nella sentenza, «può considerarsi compiuto il dovere di soccorso con il salvataggio della nave e con la loro permanenza su di essa, perché tali persone hanno diritto a presentare domanda di protezione internazionale secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, operazione che non può certo essere effettuata sulla nave».
In sostanza la legge italiana ribadisce che soccorrere le persone sia un dovere, altro che un reato, nonostante la propaganda di certa becera destra e di certi sovranisti dell’ultima ora tutti pronti a leccare Salvini. E per quanto riguarda il presunto speronamento della motovedetta della Guardia di Finanza che per qualcuno sarebbe stato un atto di guerra la Cassazione scrive che «per poter essere qualificata come ‘nave da guerra’ l’unità della Guardia di finanza deve altresì essere comandata da un ufficiale di Marina al servizio dello Stato e iscritto nell’apposito ruolo degli ufficiali o in documento equipollente, il che nel caso in esame – osserva la Corte – non è dimostrato». Infatti, si legge ancora nella sentenza, «non è sufficiente che al comando vi sia un militare, nella fattispecie un maresciallo, dal momento che il maresciallo non è ufficiale. Né peraltro il ricorso documenta se tale maresciallo avesse la qualifica di cui sopra. Dunque – concludono gli ‘alti’ giudici – non è stata dimostrata la sussistenza di tutti i requisiti necessari ai fini della qualificazione quale nave da guerra della motovedetta della Guardia di finanza nei cui confronti sarebbe stata compiuta la condotta di resistenza».
Siete voi, i fuorilegge. Voi che avete il cuore indurito dal vostro egoismo fottuto che volete rivendere come ideologia politica, voi che volete che gli altri facciano come dite voi perché in fondo vi vergognate di quello che siete.
Buon venerdì.