Ad alimentare il virus c’è il contagio, in primis, e poi c’è l’irresponsabilità, la presunzione e l’inettitudine.
L’incapacità di comunicare, ne abbiamo già parlato da queste parti, sottende l’incapacità di fare politica: la politica è comunicazione e la comunicazione è politica. In tempi di allarme il peso e la forma di ogni parola assume un valore esponenzialmente più alto e la valutazione dell’impatto di ogni piccolo gesto da parte della classe dirigente è una delle caratteristiche richieste. Comunicare un decreto come quello che di fatto mura metà del Pil italiano con qualche soffiata a qualche amico giornalista è roba da quarantena nel senso che dovrebbero autoescludersi dalla politica e riflettere su se stessi.
L’irresponsabilità è di chi di fronte a una decisione del governo, presa in accordo con la comunità scientifica, pensa bene di anticiparne gli sviluppi burocratici salendo sul primo treno, come se fosse la firma del Presidente del Consiglio a validare i comportamenti responsabili da tenere e come se le raccomandazione fossero parole inutili che se le porta via il vento. I Navigli pieni a Milano, le feste ai centri commerciali, gli aperitivi per sfregio e i pranzi universitari “contro la paura” sono reazioni pecorelle di chi vorrebbe apparire rivoluzionario e invece è solo un bimbominchia.
Poi ci sono i presuntuosi: vale per tutti quel tizio che scappa dalla zona rossa e dice di sentirsi un profugo. Bravissimo: uno di quei profughi economici che si vorrebbero rinchiudere in un vasetto e che se la vedano loro. Ora tocca a noi. Ma i presuntuosi peggiori sono quelli che vedono nell’epidemia del coronavirus l’occasione per far cadere Conte (sono riconoscibili, non serve nemmeno scriverli, e non stanno mica solo a destra) e fingono di essere responsabili convinti davvero che da fuori non si veda cosa siano, cosa facciano e come lo facciano. E poi ci sono i presuntuosi che non sono d’accordo con le istruzioni date dalla comunità scientifica ma non hanno istruzioni da dare: rivendicano il diritto di dissentire ma rivendicano pure il diritto di non avere motivazioni per dissentire e quindi di non esporre tesi diverse. Questi ultimi si notano ai tempi del coronavirus ma sono in giro da molto prima, fateci caso.
Buon lunedì.