Cosa succederà al mondo dell’arte nel momento in cui sara passata l’emergenza Covid-19 e riapriranno gli studi degli Artisti, i Musei, le Fondazioni, gli spazi no-profit, le gallerie private, le fiere d’arte?
Ci sarà stato un cambiamento della fruizione dell’arte, soprattutto di quella contemporanea? Si riuscirà a sostenere anche gli Artisti visivi e performativi che creano la bellezza, ma che nonostante questo sono senza Albo professionale e senza Associazioni di categoria e con difficoltà troveranno accesso alle misure governative di sostentamento?
Gli artisti si ritroveranno ad affrontare senza strumenti un’economia globale malmessa che difficilmente li considererà degni di tutela, questione con cui anche le gallerie private, curatori e direttori di Musei dovranno fare i conti. Si può sperare, come è successo in passato, che dopo una mostruosa crisi segua una grande ripresa economica, ma le riprese economiche non avvengono da sole. Gli addetti ai lavori dell’arte stanno cercando una “cura” che oltre alla guarigione possa strutturare anticorpi?
Chiara Costa, responsabile dei progetti culturali della Fondazione Prada risponde ai quesiti di Alessio Ancillai
Siamo in un periodo di crescente complessità, che vede molte nostre libertà limitate al fine di contenere il più rapidamente possibile il contagio. Le settimane passate ci hanno costretti a concentrarci più del solito sulla domanda che accompagna Fondazione Prada da sempre: a cosa serve una istituzione culturale?
Il nostro pubblico esiste anche senza essere fisicamente in fondazione, come continua a esistere il nostro impegno di lavoro, anche se da remoto. Internet è, per noi come per tutto il mondo culturale, lo spazio di un linguaggio dell’assenza, che bisogna imparare a parlare fluentemente. Ed è la nuova tecnica (non semplicemente tecnologia) che abbiamo a disposizione per fare. In questo momento la proposta culturale della fondazione è online, dove stiamo approfondendo diverse tematiche.
Innanzitutto alcune novità, come la rassegna “Perfect Failures”, in collaborazione con MUBI, che è disponibile dal 5 aprile sulla piattaforma di streaming online di film d’autore. Poi “Readings”, una vasta antologia sonora in formato di podcast gratuiti e destinata a crescere, che comprende più di 50 saggi critici e testi di narrativa di autori come Nicolas Bourriaud, Benjamin H.D. Buchloh, Massimo Cacciari, Simon Castets, Germano Celant, Christoph Cox, Charles Esche, Emilio Gentile, Alison Gingeras, Jonathan Griffin, Boris Groys, Udo Kittelmann, Rachel Kuschner, Roxana Marcoci, Salvatore Settis, Ali Smith e molti altri. A queste si aggiunge un lavoro dettagliato sul nostro archivio, che esploriamo criticamente attraverso un possibile “glossario” dell’identità della fondazione, o anche raccontando i viaggi delle opere di collezione e di conseguenza mostre ed istituzioni che le ospitano.
È anche sempre possibile visitare virtualmente le mostre in corso, e trovare materiali inediti sull’Accademia dei bambini, lo spazio sperimentale della fondazione dedicato all’infanzia ideato nel 2015 dalla neuropediatra Giannetta Ottilia Latis, oggi curato dal pediatra neonatologo Gabriele Ferraris. Ci affidiamo a una moltitudine di idee, parole, immagini e piattaforme perché un’istituzione culturale ha bisogno di non essere univoca. Così come non esiste un’unica cura per arrivare alla guarigione, esiste certamente la prevenzione sul lungo periodo, che per noi è da sempre la centralità del pensiero.
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