Per una serie di motivi sono in isolamento, quella quarantena isolata, da solo, in cui non si può nemmeno mettere la testa fuori dalla porta, come decine di migliaia di italiani. La solitudine è qualcosa che ti mostra il mondo intorno come se lo guardassi dal fondo di un bicchiere, ingrandito e con i bordi sfumati. La quarantena per molti italiani, quelli che non vengono raccontati dalla narrazione che va per la maggiore, non è qualcosa di romantico e terapeutico ma è una paura passata tutto il tempo ad ascoltare i segnali del proprio corpo, penzolando tutto il giorno intorno a un termometro e sperando di non avere bisogno di altri, di altro.
Tutti i giorni viene a ritirarmi la spazzatura un addetto. Un ragazzo giovane, con capelli e occhi neri come onice, ha poco più di vent’anni, è bardato come un personaggio di Guerre Stellari con una mascherina ipertecnologica che gli ridisegna il viso, due proboscidi di gomma. Si vedono gli occhi, nerissimi. È il lavoratore che tutte le mattine fa il giro delle persone in isolamento e si vede lontano un chilometro che ha una paura blu, seduto nel suo camioncino chiuso dentro come se fosse un fortino, abbassa il finestrino solo per porgere il sacco che servirà per domani. Ogni giorno sorride. Nonostante tutto. Nonostante quel mestiere invisibile che l’ha portato sull’orlo del burrone, nonostante non sia uno di quelli che viene romanticizzato durante questa quarantena.
Nei momenti in cui tutto sembra sul punto di crollare improvvisamente gli invisibili mostrano quanto siano fondamentali, anche se silenziosi e nascosti. Quel sorriso è la mia carezza quotidiana, è il mio cordone ombelicale con il mondo che c’è lì fuori. Lui non lo sa ma è il mio ossigeno quotidiano. Se è classe dirigente quella che ha il potere di modificare il nostro quotidiano allora la mia classe dirigente è quel camioncino che passa tutte le mattine e quella voce che mi avvisa, sto arrivando, mi dice.
Ci sono mestieri che attraversiamo senza nemmeno accorgercene, li incrociamo per strada e non catturano nemmeno per un istante il nostro sguardo. Sono i mestieri che stanno tenendo in piedi questo Paese e che lo tenevano in piedi anche prima del virus. Sono i cosiddetti lavori bassi e invece quanto siamo bassi noi quando iniziamo a dare per scontata anche la fatica delle persone.
Grazie, ragazzo.
Buon mercoledì.