Tra i vari tutorial, corsi online, videoconferenze e dirette per tenere in allenamento tutti i muscoli durante questa quarantena forzata ne manca uno, forse uno dei più importanti, il muscolo della curiosità. Anche la curiosità è un muscolo e vatenuto bene allenato, perché si allunghi di giorno in giorno, perché non ci si infeltrisca diventando impermeabili. Come si allena la curiosità? Primo. Con l'empatia. La distanza sociale e la clausura non siano il veleno per concedersi di credere che la nostra visione del mondo sia l'unica visione possibile. Le situazioni non sono tutte uguali, le condizioni sono estremamente disuguali e ciò che viene dato per scontato per alcuni è un privilegio. Ce ne accorgiamo ora che un decreto vieta gli abbracci ma ci sono invisibili che hanno le catene ben prima del virus. Non è vero che si viaggia con l'immaginazione: si viaggia con l'empatia, capaci di mettersi nei panni di un altro e di sintonizzarsi su bisogni che noi non eravamo nemmeno in grado di immaginare. Sentite, sentitevi addosso gli altri. Vi farà bene. Prima e dopo i pasti. Secondo. Stare sulle persone. Dietro tutti questi numeri, piani e task force ci sono persone. Dentro la fascia "dai 75 anni in su" ci sono persone. Riuscire a vederle dietro a qualsiasi ragionamento, provare a immaginare che ogni decisione investe la quotidianità delle persone, chiedersi come cambia quella quotidianità con quella decisione è molto salutare. Si parla di fabbriche ma ci sono i lavoratori che sono persone oltre che lavoratori, che hanno dei bambini a casa (ma che fine hanno fatto i bambini in tutte queste serrate discussioni?), che hanno genitori rinchiusi, che hanno affetti che incespicano. Terzo. Ascoltare le opinioni con cui non siamo d'accordo. Non combatterle: ascoltarle. Possono essere pessime, possono essere sbagliate ma qualsiasi opinione ci potrebbe offrire un angolo di visuale inaspettato. Non leggiamo solo ciò che conforta la nostra tesi: l'arte di essere contraddetti dimostra coraggio e apertura, è un esercizio che fa bene ai pregiudizi. Potete farlo anche sul balcone. Quarto. Qui e ora. Essere curiosi significa non cadere nella tentazione di mettere in pausa la propria curiosità in attesa di qualcosa, in questo caso del momento in cui finisca tutto. Qui, ora, accadono fatti, alcuni strazianti, che meritano di essere vissuti, pensati, digeriti. Il curioso non aspetta di vedere come va a finire, il curioso governa il qui e ora. Quinto. La cassetta degli attrezzi di fianco al letto. Il rischio più grande è quello di farsi prendere dalla disperanza, che è apparentemente più tenue ma è più infida della disperazione. Accanto al letto teniamo la cassetta che contiene tutti gli attrezzi per aprire gli occhi al mattino e avvitare i bulloni per meritarsi che anche questa giornata nonostante tutta vada vissuta. Ognuno ha i suoi, ci sono dentro pezzi di noi fatti a pezzi nel passato, ci sono le nostre medaglie, ci sono soprattutto i nostri sogni. Indispensabile. Buon venerdì.

Tra i vari tutorial, corsi online, videoconferenze e dirette per tenere in allenamento tutti i muscoli durante questa quarantena forzata ne manca uno, forse uno dei più importanti, il muscolo della curiosità. Anche la curiosità è un muscolo e vatenuto bene allenato, perché si allunghi di giorno in giorno, perché non ci si infeltrisca diventando impermeabili. Come si allena la curiosità?

Primo. Con l’empatia. La distanza sociale e la clausura non siano il veleno per concedersi di credere che la nostra visione del mondo sia l’unica visione possibile. Le situazioni non sono tutte uguali, le condizioni sono estremamente disuguali e ciò che viene dato per scontato per alcuni è un privilegio. Ce ne accorgiamo ora che un decreto vieta gli abbracci ma ci sono invisibili che hanno le catene ben prima del virus. Non è vero che si viaggia con l’immaginazione: si viaggia con l’empatia, capaci di mettersi nei panni di un altro e di sintonizzarsi su bisogni che noi non eravamo nemmeno in grado di immaginare. Sentite, sentitevi addosso gli altri. Vi farà bene. Prima e dopo i pasti.

Secondo. Stare sulle persone. Dietro tutti questi numeri, piani e task force ci sono persone. Dentro la fascia “dai 75 anni in su” ci sono persone. Riuscire a vederle dietro a qualsiasi ragionamento, provare a immaginare che ogni decisione investe la quotidianità delle persone, chiedersi come cambia quella quotidianità con quella decisione è molto salutare. Si parla di fabbriche ma ci sono i lavoratori che sono persone oltre che lavoratori, che hanno dei bambini a casa (ma che fine hanno fatto i bambini in tutte queste serrate discussioni?), che hanno genitori rinchiusi, che hanno affetti che incespicano.

Terzo. Ascoltare le opinioni con cui non siamo d’accordo. Non combatterle: ascoltarle. Possono essere pessime, possono essere sbagliate ma qualsiasi opinione ci potrebbe offrire un angolo di visuale inaspettato. Non leggiamo solo ciò che conforta la nostra tesi: l’arte di essere contraddetti dimostra coraggio e apertura, è un esercizio che fa bene ai pregiudizi. Potete farlo anche sul balcone.

Quarto. Qui e ora. Essere curiosi significa non cadere nella tentazione di mettere in pausa la propria curiosità in attesa di qualcosa, in questo caso del momento in cui finisca tutto. Qui, ora, accadono fatti, alcuni strazianti, che meritano di essere vissuti, pensati, digeriti. Il curioso non aspetta di vedere come va a finire, il curioso governa il qui e ora.

Quinto. La cassetta degli attrezzi di fianco al letto. Il rischio più grande è quello di farsi prendere dalla disperanza, che è apparentemente più tenue ma è più infida della disperazione. Accanto al letto teniamo la cassetta che contiene tutti gli attrezzi per aprire gli occhi al mattino e avvitare i bulloni per meritarsi che anche questa giornata nonostante tutta vada vissuta. Ognuno ha i suoi, ci sono dentro pezzi di noi fatti a pezzi nel passato, ci sono le nostre medaglie, ci sono soprattutto i nostri sogni. Indispensabile.

Buon venerdì.